Android è uno spione?

Android è uno spione?

Se ne parla sul New Scientist: il sistema operativo di BigG potrebbe tracciare le mosse degli utenti dei telefonini. Privacy International ci va giù pesante: una Chernobyl per i dati degli utenti. Ma è davvero così?
Se ne parla sul New Scientist: il sistema operativo di BigG potrebbe tracciare le mosse degli utenti dei telefonini. Privacy International ci va giù pesante: una Chernobyl per i dati degli utenti. Ma è davvero così?

“Android inietterà Internet nei telefonini della gente”: così Google presentava il sistema per dispositivi mobili che si va sviluppando in seno alla Open Handset Alliance . E il cavallo di Troia di Android e della connessione alla rete potrebbe permettere a Google di infiltrarsi nei telefonini degli utenti per raccogliere un’enorme mole di dati, che potrebbero finire nel calderone delle informazioni che il motore di ricerca sembra già possedere. Un quadro che non sembra proprio andar giù al New Scientist , l’autorevole rivista scientifica.

Il giornale si presta infatti a fare da cassa di risonanza per le dichiarazioni di due esperti. Il problema? La “combinazione esplosiva” delle pratiche di tracciamento operate da Google e la capacità dei telefonini di immagazzinare dati e trasmettere la posizione dei propri utenti.

“Android ha il potenziale di diventare una Chernobyl per la privacy”, così si è espresso Simon Davies di Privacy International . L’organizzazione inglese già in passato aveva attaccato la presunta tentacolare sorveglianza operata da BigG sui suoi utenti: l’accusa che Privacy International abbatte su Android ricorda l’invettiva scagliata nei confronti di Gmail , servizio di posta che abuserebbe delle informazioni relative al netizen e ai suoi contatti.

Alla voce del rappresentante di Privacy International fa eco quella di Ian Brown , dell’ Oxford Internet Institute : “Non voglio che Google raccolga una cronologia dettagliata delle mie ricerche, dei miei spostamenti e delle persone che contatto. Non comprerò un telefono che possa fare queste cose.” È probabile che il pensiero di Brown corra al controverso versante pubblicitario del business di BigG, che raggiunge anche il mercato della telefonia mobile . Un ambito che sembra offrire nuove , pervasive opportunità per inserzionisti ed operatori.

Le speculazioni distopiche avanzate dai due esperti sono tutto fuorché una certezza, considerata la natura trasparente ed open del codice Google . È lo stesso Simon Davies ad ammorbidire i toni: “Con la giusta combinazione di controllo da parte dell’utente, di attenzioni dedicate alla riservatezza e di responsabilità, Android potrebbe addirittura rappresentare una conquista per la privacy”. Ah, però.

Gaia Bottà

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Pubblicato il 22 nov 2007
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