Apple e le web app col freno a mano

Apple e le web app col freno a mano

Gli sviluppatori accusano: Cupertino degrada volutamente le prestazioni delle applicazioni web eseguite dall'home screen di iOS. Cospirazione, volontà di controllo o semplice bug?
Gli sviluppatori accusano: Cupertino degrada volutamente le prestazioni delle applicazioni web eseguite dall'home screen di iOS. Cospirazione, volontà di controllo o semplice bug?

La denuncia arriva a The Register da parte di alcuni sviluppatori di applicazioni web: lanciare una web app a partire da un’icona-puntatore piazzata sullo schermo principale di iOS su iPhone e iPad equivale a ottenere prestazioni inferiori rispetto a quelle rese possibili dalla fruizione della suddetta app direttamente nel browser Safari.

Se un utente decide di lanciare un’applicazione web dallo schermo “home” del suo iDispositivo con sopra iOS 4.3, dicono gli sviluppatori, quell’applicazione dovrà giocoforza fare a meno delle caratteristiche avanzate di Safari come l’engine JavaScript Nitro , i meccanismi di cache del browser e le modalità di rendering offline “asincrona”.

La possibilità di “promuovere” l’uso di un’applicazione remota sullo schermo principale di iOS risulta di notevole convenienza per gli sviluppatori, i quali hanno la possibilità di realizzare il proprio codice in maniera interdipendente rispetto alle diverse piattaforme mobile e possono bypassare il ferreo controllo stabilito da Apple sul suo App Store ufficiale.

Proprio la possibilità di “bucare” la Disneyland dei computer istituita da Cupertino con le app scritte in codice nativo per iOS suggerirebbe che la spiegazione delle prestazioni degradate delle web app vada ricercata nella volontà di Apple di mantenere l’esclusiva sul meglio dell’esperienza oggi possibile con la iPiattaforma .

È insomma nata l’ennesima teoria della cospirazione nei confronti della volontà dominatrice della Mela nei confronti della tecnologia consumer, e in tutta risposta Apple non trova di meglio che confermare l’esistenza del “problema”, senza fornire però spiegazione alcuna.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
18 mar 2011
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