Apple, inizia l'era del dopo-Jobs

Apple, inizia l'era del dopo-Jobs

Il keynote di Schiller non è brillante e non entusiasma. Le novità sono tutte, o quasi, per il software. Come la mettiamo Steve? Il Macworld senza di te non è per niente interessante
Il keynote di Schiller non è brillante e non entusiasma. Le novità sono tutte, o quasi, per il software. Come la mettiamo Steve? Il Macworld senza di te non è per niente interessante

San Francisco (CA) – Ci sono gli applausi, ma la vera ovazione scatta solo quando Tony Bennett sale sul palco. iMovie 09 sembra davvero interessante, ma uscirà solo a fine gennaio. Il nuovo iWork sembra sempre di più un concorrente credibile di altre suite da ufficio più blasonate. Ma quello che manca davvero al keynote 2009 di Apple al Macworld, l’ultimo della sua storia, è la presenza scenica di Steve Jobs: Phil Schiller fa del suo meglio, ma non impressiona. E dopo un’ora di keynote ci si ritrova a domandarsi se sia davvero necessario continuare a discutere per 20 minuti di iPhoto .

Dan Riccio, uno dei vicepresidenti Apple Certo, la fiera è appena iniziata: bisogna ancora fare un giro per gli stand, dove magari qualche azienda ha in serbo chissà quale interessante chicca da mostrare agli appassionati e agli addetti ai lavori. Ma Apple è stata di parola e, nonostante tutto, il pacchetto delle novità presentate a questo Macworld non può soddisfare nessuno: un laptop, il Pro da 17 pollici, che avrebbe dovuto uscire mesi fa, niente Mac Mini e niente iMac. Novità per la suite office e per le altre applicazioni fornite di default su ogni Mac. Ma dove sono l’AppleTV rinnovata e l’iPhone Nano ?

Ricapitoliamo: iLife 09 con iPhoto e iMovie ridisegnati per incorporare tag geografici e nuovi meccanismi di montaggio. Poi c’è GarageBand che fa da maestro di musica e il resto sarà rimasto invariato o quasi. iWork fa dei passi avanti interessanti sia con Number (che ora sembra un foglio elettronico vero), sia con Keynote: quest’ultimo è senz’altro una delle migliori applicazioni del suo genere, anche se far pagare per l’estensione per controllarlo via iPhone sembra davvero poco sportivo . Pages, pur migliorato, resta quasi anonimo, ben lontano da essere uno strumento di publishing avanzato.

Meglio non commentare, poi, la trovata di rilasciare iWork.com in beta pubblica : dopo gli inconvenienti di MobileMe, a Cupertino non avranno voluto correre rischi. Ma l’idea di rilasciare al pubblico un servizio incompleto, e potenzialmente instabile, è senz’altro un grave smacco per Apple: come faranno ora i suoi appassionati a difendere questa scelta, dopo che per anni hanno tacciato la concorrenza di distribuire software incompleto e fare debugging sulle spalle dei propri clienti?

L’uscita del MacBook Pro da 17 pollici, 3 mesi dopo quelli da 13 e 15, non può certo soddisfare le attese : anche se la batteria dura 8 ore, anche se lo schermo si può avere anche opaco e non lucido (opzione valida comunque solo per il gigante da 17), anche se la tecnologia utilizzata per gli accumulatori è fantastica. Guy Kawasaki allo stand Microsoft Novanta giorni di ritardo per un prodotto che doveva uscire ad ottobre non possono far dimenticare che per 100 minuti si è parlato quasi solo di software e non hanno fatto la loro comparsa né nuovi iMac né nuovi Cinema Display. E, in ogni caso, non ci sono novità di rilievo neppure per iPhone: neanche un nuovo firmware, nulla.

Neppure il Mac Mini, il più economico dei computer Apple, riceve la rinfrescata sperata: Jobs in persona aveva già precisato che con quello che costano i netbook della concorrenza non si possono costruire computer degni di essere inseriti nel listino con la mela, ma non si può ignorare che attualmente il Mac Mini soffre senz’altro dell’arrembante presenza dei vari Eee PC e compagnia. L’unica novità, invece di un Mac economico, è un mostro di alluminio da quasi 2.500 euro: non esattamente un prodotto per tempi di crisi .

Tony Bennett, che artista: ma basta un vincitore di decine di premi musicali internazionali per rimettere in pari con le aspettative della vigilia? Basta la musica tutta senza DRM, come fanno già da mesi gli store della concorrenza – senza contare le concessioni alle major sui prezzi dei brani ? Probabilmente no. Apple si deve misurare con l’assenza, giustificata , del suo leader e con la carenza di novità eclatanti con cui eccitare il mercato e rafforzare la sua presenza: diciamo che, come inizio, questo Macworld non è stato proprio il massimo anche se c’è ancora tempo per recuperare. Vedremo, d’altronde qui a San Francisco è appena mezzogiorno.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
7 gen 2009
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