ASCAP suona sempre due volte

ASCAP suona sempre due volte

Embeddare video di YouTube potrebbe costare milioni in royalty. Anche se la piattaforma avesse già pagato per i diritti
Embeddare video di YouTube potrebbe costare milioni in royalty. Anche se la piattaforma avesse già pagato per i diritti

Dopo la sentenza favorevole ottenuta contro YouTube, la società statunitense di gestione dei diritti degli autori di musica avrebbe iniziato a controllare i videoclip incastonati in siti “puramente non commerciali”.

Questo è quanto raccontato da Jason Calacanis, proprietario del sito Mahalo, che si è visto recapitare un’email da ASCAP con cui, come annuncia sul suo Twitter , gli veniva chiesto “di pagare per la licenza internet necessaria a far girare un video di YouTube”.

Se quanto fatto intuire da Calacanis fosse confermato, sarebbe a rischio qualsiasi video di YouTube embeddato e i siti che li ospitano (o li hanno ospitati) potrebbero trovarsi da un giorno all’altro debitori di un mucchio di diritti d’autore dovuti per i video caricati in anni e anni. Anche se il video resta sul server di YouTube. Anche se Google ne avesse già pagato le royalty. Anche se la licenza del sito, accettata da tutti gli utenti, prevede che tutti i video caricati siano concessi in licenza gratuita e trasferibile (art. 10) ed è YouTube che si riserva tutti i diritti e la possibilità di concedere di scaricare, copiare, distribuire, trasmettere e diffondere un contenuto di sua proprietà o a lui concesso in licenza.

La questione, che sembrerebbe in apparenza riguardare il rapporto tra YouTube e gli utenti perché fra loro c’è un contratto di licenza (mentre fra YouTube e i detentori dei diritti d’autore vi è un altro contratto) creerebbe, secondo quanto annunciato dal proprietario di Mahalo, un rapporto diretto (e finora non previsto) fra ASCAP e gli utenti di YouTube.

Oltre all’allarme lanciato da Calacanis, le preoccupazioni riguarderebbero soprattutto gli sviluppatori che utilizzano le API dei servizi di streaming, già da qualche tempo nel mirino dell’industria musicale . Si sono visti recapitare lettere con cui ASCAP batteva cassa: finora Google, in qualità di controllante di YouTube, aveva convogliato tutte queste situazioni e se ne era assunto la responsabilità. Ma dopo la sentenza che l’ha condannato a risarcire un milione e 400 mila dollari ad ASCAP, gli utenti interessati temono che ben presto non vorrà più assumersi quest’onere.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
10 lug 2009
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