Australia, intercettazioni SMS contro il razzismo

Australia, intercettazioni SMS contro il razzismo

Scontri razziali fomentati attraverso messaggi di testo sono alla base del nuovo provvedimento che permette alla polizia di intercettare gli SMS
Scontri razziali fomentati attraverso messaggi di testo sono alla base del nuovo provvedimento che permette alla polizia di intercettare gli SMS


Sidney – Intercettare gli SMS, fino alla possibilità di arrivare rapidamente al mittente, è uno dei poteri che le Autorità Federali australiane hanno conferito alla polizia. E il ministro per la pubblica sicurezza Carl Scully afferma che ciò è necessario per prevenire il verificarsi di gravi disordini simili ai recenti episodi di razzismo , in cui gli aggressori di stranieri si erano dati appuntamento proprio via SMS. E’ un fenomeno ormai quello degli scontri razziali che da alcuni giorni si susseguono sulle “spiagge del surf” a sud-est di Sidney, dove alcune bande di giovani affermano di voler “difendere il territorio” dalla presunta “invasione” di giovani di origine mediorientale.

Il governo del Nuovo Galles del Sud, durante una seduta di emergenza organizzata domenica scorsa, ha emanato un provvedimento per dare alla polizia poteri straordinari di controllo per fermare scontri e atti vandalici. Tra le facoltà attribuitele, appunto, la possibilità di intercettare senza autorizzazione del magistrato i messaggi di testo inviati via SMS. La località in cui si sono verificati gli incidenti più cruenti è Cronulla Beach, la spiaggia preferita dai giovani musulmani che vivono nelle aree urbane popolari di Sidney e facilmente raggiungibile con mezzi di trasporto pubblico, e che le autorità ritengono che possa tornare ad essere teatro di nuovi scontri.

Le autorità hanno diffuso la notizia dei nuovi poteri di intercettazione dei messaggi diffusi da telefoni cellulari: “Se grazie alle intercettazioni riusciremo ad arrestare qualcuno, potrebbe essere un messaggio esemplare per tutti, dato che il rischio è di rimanere in prigione per un lungo periodo”, afferma convinto Carl Scully: “Sarebbe un monito per chiunque pensasse di poter spedire SMS per incitare alla violenza e favorire gli scontri”.

L’argomento “intercettazioni” sembra ricorrere nel mondo con frequenza preoccupante. Preoccupante per l’aumento delle motivazioni che ne comporterebbero la necessità da parte delle autorità che le autorizzano e le eseguono. E preoccupante per gli utenti, in buona o mala fede, che le subiscono.

Le recenti ammissioni, da parte del presidente USA, delle intercettazioni di massa effettuate su scala internazionale costituiscono solo l’ultimo episodio di una lunghissima questione, che contrappone le esigenze di privacy dei cittadini a quelle “di ordine pubblico” e fanno seguito a operazioni “di prevenzione”, nate dopo gli attentati del 2001 in USA e, tra gli altri, dopo quelli verificatisi la scorsa estate a Londra, da cui hanno avuto origine anche i controversi progetti di dare copertura di rete mobile anche alle gallerie sotterranee della metropolitana .

Ma “violazioni di privacy legittimate” sono state effettuate anche in Italia, sempre ad opera dell’autorità giudiziaria, durante alcune indagini, tra cui quelle di cui si parla ancora oggi su operazioni di finanza più o meno creativa, portando alla luce accordi illeciti siglati tra manager di importanti istituti di credito, ma generando nel pubblico il legittimo sospetto dell’esistenza di un italico grande fratello , visto l’ elevato numero di intercettazioni evidenziato dall’ Eurispes .

Ora la preoccupazione si estende agli antipodi, dove la polizia spera di riuscire nell’intento di fermare, attraverso le intercettazioni, lo sciame di inaudita violenza che scuote le spiagge frequentate da surfisti autoctoni e immigrati. Finché le bande non troveranno uno strumento di comunicazione alternativo e meno tecnologicamente intercettabile.

Dario Bonacina

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Pubblicato il
20 dic 2005
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