Banjo, Live-Time Intelligence: IA, sorveglianza e privacy

Banjo: videosorveglianza e IA nello Utah

La piattaforma di Live-Time Intelligence messa a punto da Banjo è già operativa in 23 città dello Utah: videosorveglianza e privacy ai tempi dell'IA.
Banjo: videosorveglianza e IA nello Utah
La piattaforma di Live-Time Intelligence messa a punto da Banjo è già operativa in 23 città dello Utah: videosorveglianza e privacy ai tempi dell'IA.

E se Clearview fosse solo la punta dell’iceberg? In tema di intelligenza artificiale e sorveglianza spunta oggi il nome di Banjo, azienda fondata sette anni fa, ma rimasta nell’ombra fino a oggi. Un report di Motherboard ne spiega in modo dettagliato l’attività, mentre sulla homepage del sito ufficiale la mission viene scritta a chiare lettere.

Salvare vite e alleviare le sofferenze umane raccogliendo tutte le informazioni in tempo reale così che possano essere prese decisioni migliori e in modo più rapido.

Live-Time Intelligence: la tecnologia di Banjo

Il CEO e fondatore Damien Patton ha vinto un hackathon organizzato da Google nel 2010 e da lì è iniziato il percorso che ha portato oggi la società a stringere un accordo con lo Utah per l’accesso a tutte le immagini installate nello stato con finalità di controllo del territorio e del traffico.

Ciò che fa la piattaforma di Live-Time Intelligence è aggregare tutte le informazioni e analizzarle restituendo in uscita dati utili per meglio comprendere ciò che accade in tempo reale e agire di conseguenza. In particolare, il sistema è ritenuto in grado di rilevare “anomalie” (potenziali crimini) dandone immediata comunicazione alle forze di polizia impegnate nei casi di rapimento, nelle sparatorie e in operazioni finalizzate a contrastare la piaga del narcotraffico.

L’accordo siglato con le autorità non si limita a fornire l’accesso ai sistemi di videosorveglianza: Banjo può elaborare anche i dati presenti nei sistemi del 911 e conoscere la posizione live dei veicoli impiegati per gli interventi di emergenza. Vi si aggiungano le informazioni prelevate dai social network, dai database che raccolgono le immagini satellitari e le comunicazioni delle forze dell’ordine per avere un quadro più completo.

Patton mette le mani avanti e assicura che tutti i dati raccolti in passato al fine di istruire gli algoritmi sono stati eliminati. Non essendosi trattato di un’attività controllata, bisogna fidarsi. Inevitabilmente si attiva un ennesimo campanello d’allarme per quanto concerne le possibili violazioni della privacy. Il contratto siglato si applica a tutte le 13 contee dello Utah, alle 13 città più grandi (inclusa la capitale Salt Lake City) e ad altri 10 centri abitati.

Fonte: Motherboard
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Pubblicato il 5 mar 2020
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