Clearview: spuntano le applicazioni mobile, Apple blocca quella iOS

Clearview: le app mobile, Apple blocca quella iOS

Spuntano le applicazioni mobile di Clearview: Apple ne blocca il funzionamento poiché in violazione del Developer Enterprise Program.
Clearview: le app mobile, Apple blocca quella iOS
Spuntano le applicazioni mobile di Clearview: Apple ne blocca il funzionamento poiché in violazione del Developer Enterprise Program.

Dopo il leak relativo ai clienti di Clearview, ecco spuntare le applicazioni: nei giorni scorsi sono state scovate quelle destinate ad Android e iOS, non distribuite mediante Google Play e App Store, ma messe a disposizione altrove dalla startup newyorkese per lo scaricamento e il sideload sui dispositivi mobile. Quella destinata a iPhone e iPad è già stata bloccata da Apple.

Le applicazioni mobile di Clearview

Il perché non è da cercare nei timori legati alla privacy sollevati un po’ da ogni parte nei confronti di Clearview, ma in una violazione del Developer Enterprise Program che permette agli sviluppatori di far leva su appositi certificati nella fase di test delle app indirizzate a un target professionale, impedendone però l’impiego per la distribuzione dei software su larga scala senza passare dalla piattaforma ufficiale.

Il team di Clearview è intervenuto sulla questione affermando di essere già al lavoro con il gruppo di Cupertino per trovare una soluzione al problema. Ricordiamo che il servizio proposto è quello che offre un sistema di riconoscimento facciale a fini di controllo, sorveglianza e indagine. Centinaia i suoi clienti distribuiti a livello globale. Tra questi, stando a quanto trapelato, oltre ad autorità ed enti governativi ci sono anche realtà private come Walmart, BestBuy, Wells Fargo NBA, Madison Square Garden, AT&T, Verizon, T-Mobile, Equinox, Eventbrite e Coinbase.

La tecnologia è finita sotto i riflettori a causa del metodo utilizzato per istruire gli algoritmi: la software house ha rastrellato oltre tre miliardi di immagini appartenenti a persone di tutto il mondo, caricate su piattaforme come Facebook, YouTube, Venmo e altre, senza prima ottenerne l’autorizzazione.

Fonte: TechCrunch
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Pubblicato il 2 mar 2020
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