Il cavallo di battaglia utilizzato da coloro che sono contrari a Bitcoin è il suo consumo di energia in fase di estrazione, tecnicamente detta mining. In realtà, secondo diversi dati non si tratterebbe di una realtà. In altre parole, minare la regina delle criptovalute non sarebbe così pericoloso per l’ambiente. Qual è il motivo? Il consumo di energia non implica automaticamente un impatto ambientale per le cosiddette emissioni di carbonio. Ecco tutti i dettagli di questa notizia.
Bitcoin: il mining consuma energia ma attenzione a dire che impatta l’ambiente
Attenzione quindi a dire che il mining ha un impatto negativo sull’ambiente, meglio essere un po’ più prudenti. Infatti, non si può dire certo che consumo di energia sia sinonimo di emissioni di carbonio. Se si parla di Bitcoin in questo senso, si dovrebbe fare altrettanto con Google, Netflix, Amazon e molti altri. È vero, molte di queste aziende si sono impegnate per raggiungere il consumo di energia prodotta solo ed esclusivamente da fonti rinnovabili. Ma lo stesso vale anche per la crypto prima al mondo per capitalizzazione.
Secondo alcune stime, la sua rete consumerebbe circa 120 terawattora di energia elettrica all’anno. Si tratta dello 0,55% di tutta la produzione di elettricità nel mondo. Nondimeno, il Bitcoin Electricity Consumption Index dell’Università di Cambridge ha dichiarato:
L’impronta ambientale di Bitcoin attualmente rimane marginale nella migliore delle ipotesi. È essenziale distinguere tra consumo di elettricità e impronta ambientale. La prima riguarda la quantità totale di elettricità utilizzata dal processo di mining di Bitcoin. Quest’ultima riguarda le implicazioni ambientali del mining di Bitcoin. Ciò che alla fine conta per l’ambiente non è il livello di consumo di elettricità in sé, ma l’intensità di carbonio delle fonti energetiche utilizzate per generare quell’elettricità.
Ad esempio, un’unità di energia eolica non produce lo stesso impatto ambientale di un’unità di carbone. Dovrebbe quindi farci tirare un sospiro di sollievo il fatto che Bitcoin stia cercando di utilizzare maggiormente energia rinnovabile per il mining. Oltre al fatto che tale processo richieda un consumo di energia nettamente inferiore a quello utilizzato invece dai settori finanziario e dell’industria per l’estrazione dell’oro. Infatti, un recente studio conferma che il consumo di energia della regina delle criptovalute è meno della metà di entrambi questi settori.
Iniziative a favore dell’ambiente ma non a scapito delle criptovalute
Il fatto che grosse società si stiano avvicinando al mining, come Jasmine Technology, sta incentivando la corsa a numerose iniziative volte a rendere Bitcoin sempre più efficiente dal punto di vista energetico. Pensiamo al Bitcoin Mining Council, istituito per promuovere la trasparenza sul consumo energetico dei miner e migliorarne l’efficienza. Oppure anche al Crypto Climate Accord che punta a emissioni zero per tutta l’industria crypto entro il 2040.
In conclusione, risulta quindi importante evitare di associare il consumo di energia in fase di estrazione di Bitcoin con l’impatto ambientale dovuto alle emissioni. Ricordiamoci che gran parte dei miner ha dovuto abbandonare la Cina riversandosi così in Paesi dove la produzione di energia deriva da fonti rinnovabili, mentre molti altri si sono già da tempo appoggiati all’energia pulita per minare le criptovalute.