Roma – Talvolta la linea fra lecito e illecito, nel mondo del marketing on-line, sembra fin troppo ambigua e sottile, ma questo non è di sicuro il caso di Koolkatalog.com e Online1net.com, due siti che, con una recente campagna di advertising, sembrano essersi decisamente spinti in territori inesplorati.
Stando a quanto emerso, attraverso una campagna pubblicitaria basata su finestre di pop-up, le due risorse facevano in modo che gli utenti fossero dirottati verso alcune pagine scritte in Flash che, attraverso quiz o piccoli giochini, intrattenevano gli utenti il tempo necessario per far loro un bello “scherzetto”: sfruttare una recente vulnerabilità della Java Virtual Machine di Internet Explorer per cambiare le impostazioni di sicurezza del browser e installare sul PC dei malcapitati un componente ActiveX.
Il programma, all’insaputa degli utenti, era in grado di aprire una backdoor attraverso cui scaricare un cavallo di Troia, TROJ_SUA.A , capace di agire come uno spyware e inviare, verso alcuni siti, informazioni personali sull’utente, fra cui l’indirizzo di e-mail.
Questo Trojan, scoperto la prima volta il 4 aprile scorso, è così complesso che, secondo Trend Micro, per essere rimosso manualmente richiede ben 49 passi. L’azienda ha calcolato che nelle poche settimane in cui è girata la campagna di advertising di Koolkatalog.com e Online1net.com, i PC infettati da TROJ_SUA.A sono stati qualche decina di migliaia.
I due siti sostengono di aver acquistato la tecnologia di advertising da IntelliTech Web Solutions , la quale non ha fino ad oggi rilasciato commenti sull’accaduto, limitandosi ad eliminare lo spyware dalle proprie campagne.
E’ questo purtroppo l’ennesimo tentativo, da parte dell’industria del banner, di incrementare i propri profitti facendo leva su strumenti che raccolgano dati personali sugli utenti. In questo caso c’è l’aggravante del fatto che questa campagna non solo utilizzava i pop-up per redirigere automaticamente l’utente verso certi siti, ma sfruttava persino una falla del browser per installare uno spyware e raccogliere, all’insaputa dell’utente, dati personali. C’è davvero da chiedersi dove si andrà a finire…