Non c’è solo la Serie A impegnata nella lotta alla pirateria con lo strumento del Piracy Shield, ma anche la Premier League. La massima lega del calcio inglese ha deciso però di percorrere una strada diversa, nel tentativo di mettere offline i siti che trasmettono illegalmente le partite in streaming, facendo leva su Cloudflare.
Premier League, la pirateria e Cloudflare
I vertici hanno infatti depositato presso il Central District della California un documento che fa appello al DMCA (Digital Millennium Copyright Act), chiedendo che la società fornisca i dati identificativi di chi gestisce i portali incriminati. La mossa sembra avere una doppia finalità: la prima e più evidente è scoraggiare chi ha intenzione di allestire una risorsa online per la visione non autorizzata dei match ed eventualmente poi procedere con una causa legale passando dalle aule dei tribunali.
Nella sua azione, la Premier League è rappresentata dallo studio americano Hagan Noll & Boyle. Questo il commento dell’avvocato Timothy M. Frank che ha in carico la questione.
Si chiede a Cloudflare di rimuovere o disabilitare l’accesso alle opere protette da copyright della Premier League, che, in base alla violazione avvenuta fino ad oggi attraverso i siti web e i nomi di dominio identificati sopra, continueranno a essere violate nello stesso modo per tutta la stagione della Premier League.
Il documento include in totale 21 domini, molti dei quali non ospitano però direttamente gli streaming, ma si limitano a effettuare redirect verso altre destinazioni. Ciò significa che bloccarli o disabilitarli non risolverebbe dunque il problema.
Tra i dati richiesti ci sono nome e cognome, indirizzo fisico, IP, numero di telefono, indirizzo email, informazioni sui metodi di pagamento e dettagli degli account. Vale la pena sottolineare che spesso, chi registra un dominio con queste finalità, non lo fa fornendo le proprie generalità reali, proprio essendo consapevole dei rischi. Cloudflare, lo ricordiamo, ha già risposto picche a pretese simili in Italia.