Chatbot AI: WhatsApp deve sospendere le nuove regole

Chatbot AI: WhatsApp deve sospendere le nuove regole

L'autorità antitrust ha ordinato a Meta di non applicare le nuove regole e quindi di consentire ai chatbot AI di terze parti di accedere a WhatsApp.
Chatbot AI: WhatsApp deve sospendere le nuove regole
L'autorità antitrust ha ordinato a Meta di non applicare le nuove regole e quindi di consentire ai chatbot AI di terze parti di accedere a WhatsApp.

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha adottato un procedimento cautelare nei confronti di Meta. L’azienda di Menlo Park deve sospendere immediatamente l’applicazione delle nuove regole che impediscono l’integrazione dei chatbot AI di terze parti in WhatsApp Business. Tali regole ostacolano la concorrenza e danneggiano i consumatori.

Meta non può bloccare gli altri chatbot AI

Il procedimento è stato avviato il 22 luglio 2025. A partire da marzo 2025 in Italia, Meta ha integrato il suo chatbot AI in WhatsApp (e non può essere disattivato). Secondo AGCM, tale imposizione sarebbe un abuso di posizione dominante in violazione dell’art. 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE).

Circa quattro mesi dopo, il procedimento è stato ampliato per considerare le nuove regole di WhatsApp Business annunciate da Meta che impediscono l’integrazione dei chatbot AI di terze parti a partire dal 15 gennaio 2026. ChatGPT (OpenAI) e Copilot (Microsoft) non saranno più disponibili.

Contestualmente era stato avviato un sub-procedimento per valutare la sussistenza dei requisiti per l’adozione di misure cautelari. Dopo aver ricevuto memorie scritte e ascoltato le parti, tra cui OpenAI, l’autorità antitrust ha ordinato a Meta di sospendere l’applicazione delle nuove condizioni contrattuali fino al termine del procedimento principale e consentire ai chatbot AI di terze parti di accedere a WhatsApp.

La condotta di Meta sembra avere natura abusiva, perché suscettibile di limitare la produzione, gli sbocchi o lo sviluppo tecnico nel mercato dei servizi di Chatbot AI, a danno dei consumatori. Inoltre, il comportamento di Meta può arrecare un danno grave e irreparabile, durante il tempo necessario per lo svolgimento dell’istruttoria, alle dinamiche competitive nel mercato interessato, pregiudicandone la contendibilità.

L’istruttoria proseguirà in collaborazione con la Commissione europea che ha avviato un’indagine all’inizio di dicembre. Durante il procedimento, Meta ha evidenziato che l’infrastruttura di WhatsApp non può gestire il numero elevato di interazioni dei chatbot AI di terze parti. Un concetto ribadito da un portavoce che annuncia ricorso:

La decisione dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è infondata. L’emergere di chatbot di intelligenza artificiale sulle nostre Business API ha messo sotto pressione i nostri sistemi, che non erano stati progettati per supportare questo tipo di utilizzo. L’Autorità italiana parte dal presupposto che WhatsApp sia, in qualche modo, un app store di fatto. I canali di accesso al mercato per le aziende di AI sono gli app store, i loro siti web e le partnership di settore, non la piattaforma WhatsApp Business. Faremo ricorso.

Fonte: AGCM
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Pubblicato il
24 dic 2025
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