Chrome 70, più controllo sulle estensioni

Chrome 70, più controllo sulle estensioni

Google annuncia nuove regole per le estensioni su Chrome: maggior trasparenza, maggior sicurezza, maggior controllo sugli sviluppatori.
Chrome 70, più controllo sulle estensioni
Google annuncia nuove regole per le estensioni su Chrome: maggior trasparenza, maggior sicurezza, maggior controllo sugli sviluppatori.

Google sembra voler dare agli utenti maggior possibilità di controllo sulle estensioni in uso su Chrome. L’anticipazione giunge dal Chromium Blog, il riferimento del gruppo per i futuri sviluppi del browser: un colpo al cerchio e uno alla botte, uno alla sicurezza e l’altro alla privacy, dovranno consentire a Chrome di garantire al meglio l’esperienza utente durante la navigazione.

Sulla base di quanto indicato da James Wagner, Chrome Extensions Product Manager, oggi Chrome conta oltre 180 mila estensioni disponibili e circa la metà degli utenti desktop ne utilizza almeno una. Le estensioni permettono infatti di personalizzare la propria esperienza, dotando il browser di funzionalità aggiuntive rispetto ai semplici tool di navigazione sul Web, ma al tempo stesso possono rappresentare un pericolo qualora il codice utilizzato vada contro quelle che sono le aspettative dell’utente. Nel tempo Google non sempre ha dimostrato di saper (o voler) fare il massimo in tal senso: estensioni pericolose sono emerse in seguito ad evidenze di varia natura, fino a costringere Mountain View ad un impegno supplementare. Questo impegno è stato infuso in particolare grazie al machine learning, con analisi del codice che sono andate oltre la semplice review umana. Ora, con il prossimo Chrome 70 (sul quale è già stato annunciato uno sforzo particolare sulla gestione di cookie e login), è venuto il momento di fare un passo ulteriore.

Gestione delle estensioni su Chrome 70

La prima novità è quella relativa al controllo che gli utenti hanno sulle singole estensioni: Google intende consegnare nelle mani dell’utenza un controllo più capillare di quel che le estensioni sono in grado di fare, volta per volta, pagina per pagina. Da una parte si tratta di un’evoluzione meritevole poiché genera trasparenza e la trasparenza genera consapevolezza; dall’altra c’è odor di scaricabarile, con maggiori responsabilità in capo all’utente al cospetto di un Chrome Web Store che potrebbe tirare i remi in barca in termini di monitoraggio e controllo. Ma la sensazione è fugata dalla seconda importante novità, con cui Google dimostra invece di voler davvero un ecosistema più sano, partendo da un maggior impegno del gruppo in termini di controllo e passando per un maggior coinvolgimento dell’utente in questa costruzione di garanzie ridondanti.

La seconda importante novità è infatti legata al rapporto tra la repository delle estensioni e la community degli sviluppatori. A questi ultimi sono richieste infatti alcune nuove specifiche relative allo sviluppo dei propri add-on: entro gennaio non saranno più accettate estensioni con codice offuscato, si richiederà una minimizzazione estrema del codice, sarà richiesta una verifica a due fattori per l’autenticazione dei developer ed ogni proposta dovrà minimizzare il numero di informazioni gestite e finalità assolte. Insomma: più chiarezza, più trasparenza e maggiori possibilità di controllo a monte del processo di caricamento delle estensioni sullo store.

L’obiettivo finale è il “Manifest v3” con cui dal 2019 saranno implementate misure di sicurezza e di gestione della privacy ancora più severe e restrittive: le prescrizioni odierne sono pertanto una sorta di incipit per quel che avverrà, così da suggerire ai developer la strada migliore per assicurarsi il miglior successo possibile quando calerà la scure sullo store.

Ci rendiamo conto che alcuni dei cambiamenti annunciati oggi richiederà maggiori sforzi in futuro, a seconda della vostra estensione. Ma crediamo che il risultato collettivo rappresenterà un valore per tutti gli utenti, gli sviluppatori e per la salubrità dell’ecosistema di estensioni di Chrome nel lungo periodo.

Fonte: Chromium Blog
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Pubblicato il 2 ott 2018
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