La Cina ha introdotto nuove regole per impedire l’uso dei processori Intel e AMD su computer e server governativi. Il ban riguarda anche Windows e i software per database sviluppati da aziende straniere. L’obiettivo è utilizzare esclusivamente tecnologie e prodotti locali, ovviamente sotto il controllo diretto del Partito Comunista Cinese.
Niente hardware e software statunitense
Come è noto, tra Cina e Stati Uniti è in corso da anni uno scontro geopolitico che si estende a vari settori tecnologici. Il governo statunitense ha inserito Huawei nella Entity List del Dipartimento del Commercio, vietando alle aziende di avere rapporti commerciali con l’azienda cinese (che non può installare i servizi Google sui dispositivi). L’amministrazione Biden ha bloccato l’esportazione delle GPU NVIDIA più potenti per l’intelligenza artificiale e potrebbe essere approvata la legge per il ban di TikTok.
La Cina vuole sostituire tutte le tecnologie occidentali (statunitensi soprattutto) con analoghe tecnologie locali. Le regole più recenti, annunciate il 26 dicembre, prevedono il ban per i processori Intel e AMD da PC, notebook e server governativi, così come di Windows e dei software per database. Il China Information Technology Security Evaluation Center ha pubblicato un elenco di processori e sistemi operativi “sicuri e affidabili” forniti da aziende cinesi.
Tra i 18 processori approvati ci sono quelli di Huawei. I sistemi operativi sono invece derivati da Linux. I chip di AMD e Intel potrebbero essere utilizzati ugualmente, ma le due aziende devono fornire tutta la documentazione e il codice. Inoltre devono progettare, sviluppare e produrre i processori in Cina. È chiaro che si tratta di requisiti impossibili da rispettare.