Cina, uno studio per capire la censura online

Cina, uno studio per capire la censura online

OpenNet Initiative ha stilato un rapporto dettagliato sullo stato della censura in Cina. Il sistema è il più sofisticato ed esteso al mondo, dicono gli esperti
OpenNet Initiative ha stilato un rapporto dettagliato sullo stato della censura in Cina. Il sistema è il più sofisticato ed esteso al mondo, dicono gli esperti

Washington (USA) – Non c’è fenomeno più esteso e più pervasivo della censura online condotta dal governo cinese per controllare Internet. Lo dicono gli esperti del gruppo di ricerca interuniversitario OpenNet Initiative , che ha pubblicato un rapporto dettagliato dal titolo Internet Filtering in China in 2004 – 2005 .

Durante questo biennio cruciale, che ha visto la crescita esplosiva della base utenti dell’Internet cinese, il governo di Pechino ha varato una serie di “strumenti eccezionalmente sofisticati” per ottenere il controllo dell’informazione e “distorcere l’ambiente dell’informazione ottenibile online”, si legge nello studio.

Il sistema cinese, che si appoggia su tecnologie occidentali di vario tipo , è di gran lunga peggiore rispetto a qualsiasi altro: neanche paesi come l’ Iran , dicono gli esperti di OpenNet Initiative, hanno apparati di censura digitale “così complessi e così pervasivi” come quello realizzato da Pechino.

Attraverso numerosi test, gli esperti sono riusciti ad individuare i temi specifici che la Grande Muraglia digitale riesce ad intercettare e bloccare attraverso tecnologie centralizzate per il packet sniffing : temi già noti alla stampa internazionale, che spaziano dalla religione all’anticomunismo, dal movimento indipendentista di Taiwan a quello del Tibet.

“Abbiamo scoperto che molte ricerche condotte su motori di ricerca che utilizzano parole chiave proibite – si legge nel rapporto – vengono bloccate dai gateway di stato e non dai singoli motori di ricerca”. Gli utenti, in ostaggio di una tecnologia così pervasiva e privi di reali diritti di privacy, devono inoltre fronteggiare un complesso codice di regolamentazione per qualsiasi tipo di pubblicazione Internet.

Lo stato prescrive infatti al cittadino di “non pubblicare alcun tipo d’informazione che possa entrare in conflitto con i principi costituzionali e politici della Cina”. Allo stesso modo, è proibita “la diffusione d’informazioni religiose, settarie e superstiziose”, così come “qualsiasi documento che metta a repentaglio l’ordine, l’unità, la dignità e gli interessi del paese”. La percentuale dei “contenuti indesiderati” che Pechino riesce a bloccare con successo, secondo i risultati della ricerca, oscilla tra il 50% ed il 98%, a seconda del tipo d’informazione che viene presa in esame.

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Pubblicato il
11 lug 2006
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