Contrappunti/ Partecipazione 2.0

Contrappunti/ Partecipazione 2.0

di Massimo Mantellini - I maggiori gruppi editoriali su web scoprono il senso e la ricchezza di un rapporto più stretto con i lettori. Dal Washington Post un esempio di concretezza e uno squarcio sul futuro dell'informazione
di Massimo Mantellini - I maggiori gruppi editoriali su web scoprono il senso e la ricchezza di un rapporto più stretto con i lettori. Dal Washington Post un esempio di concretezza e uno squarcio sul futuro dell'informazione

In principo fu la carta e l’inchiostro. Poi venne la posta elettronica. Poi i forum online. Ed infine, (ma molto alla fine) venne la tanto attesa “partecipazione 2.0”.
Qualche giorno fa il Washington Post ha annunciato che nelle prossime settimane, gradualmente, aprirà ai commenti dei lettori gli articoli sul proprio sito web. Chiunque potrà aggiungere il proprio punto di vista su un dato argomento, subito accanto a quello dell’autore dell’articolo, esattamente come accade da tempo su molte e-zine e su moltissimi blog.

La novità (di novità assoluta in realtà non si tratta, in giro per la rete già altri siti web editoriali stanno sperimentando il commenting agli articoli) potrebbe sembrare una piccola cosa ma così invece non è.

È come se si stesse percorrendo un cammino lento ma continuo nella direzione della partecipazione degli utenti alla creazione del processo informativo, un cammino iniziato quando molti anni fa i grandi editori, così come i piccoli siti web, iniziarono ad esplorare gli spazi possibili di confronto con la platea dei propri lettori.

Si è iniziato a suo tempo con la posta elettronica: una possibilità nuova e rivoluzionaria. In pochi istanti chiunque di noi poteva scrivere un messaggio personale indirizzato all’autore di un articolo giornalistico che avevamo appena letto. Fu la prima incrinatura di un robusto diaframma: quello che sigillava la distanza assoluta fra giornalista e lettore. Una incomunicabilità storica e verticale che è stata in buona parte responsabile di molti dei problemi di identità della stampa mainstream dell’era pre-internet.

La posta elettornica è oggi, nella sua acquisita normalità, anche lo strumento principale di contatto fra i giornali e i lettori, all’interno degli spazi canonici conosciuto come le “lettere al direttore”. Uno spazio che da angusto si è andato facendo sul web sempre più ampio. Per fare un esempio di una qualche attinenza, giusto i giorni scorsi il sito web di repubblica.it ha deciso di ampliare, nel corso del recente restyling, la sezione “lettere al giornale” dedicandogli una spazio apposito del sito web (denominandolo, con qualche eccesso, il giornale dei lettori ).

È evidente che un simile strumento, pur compreso nella sua carica di innovazione, è in sé molto poco significativo se paragonato alle straordinarie armi di interazione che la rete internet rende disponibli. Qualcosa di più insomma si può osare.

Così il passo subito successivo è stato quello della messa in opera dei forum tematici e dei sondaggi elettronici. Altri due strumenti pensati per aumentare la partecipazione del lettore (e le pageview dei siti web), se non alla confezione della notizia, almeno al suo commento. Un canale di feedback certamente amplificato ripetto a quello semplice e privato della posta elettronica ma lo stesso ancora limitato e grossolano.

I principali siti web editorili italiani ospitano oggi la voce dei lettori all’interno di grandi forum più o meno moderati e chiedono il parere dei propri utenti su questioni di stretta attualità mediante poll istantanei. I risultati di tutto questo, in termini di interazione, sono ambivalenti. Da un punto di vista strettamente quantitativo simili strumenti godono del favore dei lettori che li utilizzano estesamente e con molta partecipazione. Mentre, se li si vuole analizzare considerando la qualità del segnale, la capacità, anche legata al contesto tecnologico, di aggiungere contenuti a quanto già il sito web propone, allora i forum online assomigliano molto a dei giardinetti recintati di dubbia utilità, posti nei quali i lettori frequentemente si dedicano ad un “tutti contro tutti” elettronico senza troppo costrutto. Difficilissimo, all’interno dei simili ambienti recuperare in tempi utili eventuali contributi interessanti per il lettore, confusi come sono nel chiacchericcio e nella polemica generale. Analogamente i sondaggi online risultano spesso poco significativi in termini di orientamento tematico anche in relazione alla estrema facilità di adulterazione dei risultati.

Appare insomma evidente che l’idea di una Internet “leggi e scrivi” così come era stata originariamente pensata ai suoi albori è stata fino ad oggi poco o per nulla rappresentata negli ambiti editoriali professionali (e per la verità anche altrove). Le ragioni di una simile diffidenza hanno da un lato a che fare con la difficoltà da parte dei giornalisti di accettare l’idea nuova di un rapporto paritario fra autore e lettore, dall’altra attengono a vere e proprie ragioni tecniche di controllo e moderazione dei contenuti proposti dai lettori, attività necessaria per la quale occorrono risorse umane significative e sempre presenti.

Oggi la decisione del Washington Post (e speriamo presto di molti altri siti web editoriali anche italiani) di accettare i commenti dei propri lettori agli articoli pubblicati sancisce una sorta di passaggio da una idea di “partecipazione 1.0” (quella della posta elettronica e dei forum online) alla versione 2.0.

Si prende atto, in maniera piuttosto definitiva, del fatto che il contributo dei lettori, pur selezionato e editato, può aggiungere valore assoluto al messaggio informativo. Si accetta l’idea, ben nota a tutti coloro che abbiano scelto di scrivere sul web aprendo la porta ai commenti dei propri lettori, che spesso ci sarà qualcuno on line che leggerà il nostro articolo sapendone più di noi, che avrà tempo e voglia per correggere i nostri errori, che sarà in grado di approfondire aspetti che ci erano sfuggiti o anche semplicemente di commentarlo in maniera costruttiva. Pari dignità insomma, ogni qualvolta ce ne sarà l’occasione, in un rapporto bidirezionale in grado di accrescere il valore per chi scrive (a qualunque titolo lo faccia) così come per chi legge.

Il lavoro di filtro giornalistico e di controllo sui siti web che accetteranno la sfida della “partecipazione 2.0”, in questa annunciata dal Washington Post e nelle forme meno imperfette che seguiranno, saranno certamente onerosi e necessari ma i risultati forse saranno in linea con le aspettative. Che sono in definitiva le solite: una informazione migliore e più libera per tutti.

Massimo Mantellini
Manteblog

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Pubblicato il 13 giu 2006
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