New York (USA) – Nei college americani, le università dove è nato e cresciuto il peer-to-peer, dove i server hanno per anni dato ospitalità a warez di ogni genere e a distribuzioni di materiali d’ogni sorta, si tenta la via della radio anti-pirata .
Come dimostra il caso della GWU, la George Washington University , le istituzioni accademiche americane sono a caccia di qualsiasi accordo commerciale consenta loro di apparire più impegnate nel contrastare gli atti di pirateria musicale e non dei propri studenti. La GWU, come già han fatto alcune altre università statunitensi, ha firmato un accordo con Napster per portare musica legale sui network universitari.
Se nelle reti della GWU, come di qualsiasi altra università statunitense, girano ancora moltissimi file illegali, dal prossimo autunno l’amministrazione universitaria potrà vantarsi di aver aperto le porte ad un nuovo modo di fruire della musica in perfetto accordo con i detentori del diritto d’autore , quelle major che hanno più volte minacciato di procedimenti legali le università di mezza America.
Napster, la società di Roxio che ha acquisito il nome del più conosciuto sistema di file sharing , distribuirà musica gratuitamente a tutti gli studenti della GWU. Gli abbonamenti per un anno di sperimentazione sono infatti stati pagati da un donatore di cui non si conosce il nome, sebbene qualcuno sostenga sia la stessa Roxio che è a caccia di spazi per contrastare il leader del settore dei jukebox, Apple iTunes . Qualora gli studenti volessero però masterizzare un CD o portare la musica su altri dispositivi digitali, come un player portatile, allora dovranno pagare 99 centesimi a pezzo (sebbene gli studenti già abbiano fatto sapere di aver trovato un semplice modo per aggirare l’ostacolo e masterizzare “a sbafo”).
Ma è su questo fronte, quello del prezzo, che il nuovo modello adottato per le università americane da Roxio rischia di scontrarsi con la realtà. Sebbene sia costume di molti appassionati di musica ascoltarla direttamente dal PC, è costume altrettanto diffuso farlo anche su altri dispositivi, così come masterizzarla su CD. Una pratica per la quale gli studenti della GWU sono abituati a non pagare.
Dalla sua Napster ha un catalogo di 700mila brani che l’Università sventola in queste ore sotto il naso degli studenti. Come ha spiegato Linda Schutjer, responsabile legale della GWU, il servizio “fa parte del nostro modo per far capire agli studenti cosa dovrebbero e cosa non dovrebbero fare”.
Difficile prevedere come andrà. Altre Università, in cui si diffondono lo stesso Napster ma anche varie formule di iTunes, per il momento si dicono soddisfatte. Rimarrà da vedere, nel prossimo futuro, se il tentativo di scoraggiare l’uso illegale del peer-to-peer proprio lì dove è nato sortirà gli effetti sperati.