Dati recenti hanno dimostrato che le aziende spendono sempre di più in cybersicurezza; eppure, in Italia resta ancora un tema particolarmente problematico. A confermarlo è stato il nuovo direttore dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn), Bruno Frattasi, discutendo del numero di attacchi informatici contro imprese e PA del Belpaese. Secondo i dati in suo possesso, in Italia ci sono troppi “attacchi sommersi”, ovvero invisibili o non denunciati.
Il problema della cybersecurity in Italia
Come ripreso dal Corriere Comunicazioni, Frattasi ha evidenziato un grave problema nostrano: l’eccesso di attacchi contro aziende e amministrazioni che non vengono riconosciuti o non vengono nemmeno denunciati in quanto, purtroppo, tali realtà temono di danneggiare la loro reputazione ammettendo di essere state vittime di cyberattacchi.
Frattasi ha dunque ricordato alcuni casi più recenti, tra cui l’offensiva ai danni dell’ATAC e l’attacco condotto contro il sito del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, entrambi condotti dal gruppo filorusso NoName057.
Il problema della cybersecurity va affrontato da tutti gli attori che possono essere coinvolti, essendo un “concetto trasversale che si applica a ogni attività umana e ai servizi civili”. Per tale ragione, il capo dell’Acn ha dichiarato:
“L’Agenzia per la cybersicurezza nazionale conta sui giovani e vuole investire sul futuro, i giovani sono qui, sono il presente-futuro e la nostra speranza che questo presente sia il più roseo possibile. Bisogna mettere insieme il mondo della sicurezza con il mondo delle imprese (…). Il segreto è la relazione reciproca. Possiamo fare qualcosa di buono solo insieme.”
Servirà quindi una collaborazione intensificata tra le vittime e coloro che possono offrire una soluzione. Con meno timori da parte delle aziende e delle PA, le future politiche in ambito cybersecurity potrebbero davvero salvare l’Italia dal continuo aumento di attacchi.