DARPA sgancia la bomba sul mondo crypto

DARPA sgancia la bomba su crypto e blockchain

I sistemi distribuiti delle blockchain, sui quali poggiano anche le crypto, non sono poi così decentralizzati: la spallata di DARPA.
DARPA sgancia la bomba su crypto e blockchain
I sistemi distribuiti delle blockchain, sui quali poggiano anche le crypto, non sono poi così decentralizzati: la spallata di DARPA.

In un momento già di per sé non semplice per le criptovalute, ci pensa DARPA a infliggere l’ennesima stoccata al mondo DeFi (Decentralized Finance). Per chi non ne fosse a conoscenza, si tratta dell’agenzia governativa che fa capo al Dipartimento della Difesa USA e responsabile dei progetti finalizzati allo sviluppo di nuove tecnologie per uso militare. Il riferimento è a uno studio appena pubblicato, che mette in discussione la natura decentralizzata delle blockchain e, di conseguenza, della gestione di asset come quelli ascrivibili al mondo crypto.

Crypto e blockchain, la spallata di DARPA

In estrema sintesi, gli elementi portati alla luce dall’analisi condotta da Trail of Bits smonterebbero quelli che dai più sono stati fino a oggi ritenuti i principali punti di forza di queste infrastrutture: l’assenza di una forma di un’amministrazione centrale e l’assoluta immutabilità delle informazioni gestite. Invitiamo a consultare il report completo (PDF).

Nel corso dell’ultimo decennio, c’è stata una prevalenza crescente delle Distribuited Ledger Technology come le blockchain, in una varietà di contesti. DARPA ha chiesto a Trail of Bits di esaminare le proprietà fondamentali delle blockchain e i rischi per la cybersecurity associati a esse. Lo studio risultante offre un’analisi olistica a tutti coloro che prendono in considerazione le blockchain per questioni importanti, così che possano meglio comprendere le vulnerabilità insite in questi sistemi.

La ricerca ha svelato come un numero ristretto di partecipanti possa arrivare a esercitare un controllo eccessivo sugli ecosistemi. Un esempio: negli ultimi cinque anni, il traffico generato a livello globale dalla rete legata a Bitcoin è transitato da tre soli Internet Service Provider. Sempre prendendo in considerazione la crypto per eccellenza, nel 2020, il 4,5% dei possessori della moneta virtuale ha detenuto l’85% del suo valore complessivo.

Le vulnerabilità degli ecosistemi decentralizzati

Sono inoltre state portate alla luce alcune potenziali vulnerabilità. La prima riguarda la possibile esecuzione di attacchi man-in-the-middle a causa della mancata applicazione di crittografia al traffico generato. La seconda chiama invece in causa i nodi che compongono il network: nel 21% dei casi sono in esecuzione versioni datate del client, interessati da problemi di sicurezza noti.

Ancora, nemmeno il protocollo Stratum impiegato dagli addetti ai lavori nel campo del mining non utilizza un algoritmo crittografico, trasmettendo le informazioni in plaintext. Queste le possibili conseguenze, secondo Dan Guido, CEO di Trail of Bits.

Possono riscrivere la storia. Sono in grado di censurare le transazioni. Lo possono fare, in modo che tu non possa spendere i tuoi Bitcoin.

Lo studio esamina le criticità delle infrastrutture decentralizzate da un punto di vista prettamente tecnico. Gli aspetti riguardanti la sostenibilità degli investimenti e il rischio volatilità sono altre questioni, anch’esse finite sotto i riflettori di recente. Tra coloro che si sono pronunciati in merito nelle ultime settimane c’è Paul Krugman. Il premio Noble per l’economia 2008 si è espresso in modo tanto sintetico quanto diretto a proposito degli asset scambiati su piattaforme come Binance, interrogandosi sulla quasi totale mancanza di impieghi concreti nel mondo reale, al di fuori dei confini tracciati da coloro attivi con finalità speculative sul fronte del trading.

Le risposte sono sempre un’insalata di parole, priva di esempi concreti.

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Pubblicato il
22 giu 2022
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