Data retention, l'Europa si divide

Data retention, l'Europa si divide

Sulla proposta per la conservazione dei dati di log dei provider emergono nuove perplessità da parte di Austria e Germania. Ma non è detto che bastino a fermare il provvedimento
Sulla proposta per la conservazione dei dati di log dei provider emergono nuove perplessità da parte di Austria e Germania. Ma non è detto che bastino a fermare il provvedimento


Roma – L’Europa rischia di dividersi ancora una volta sulla delicata e controversa questione della data retention , cioè della conservazione per lunghi periodi di tempo dei dati di log da parte dei provider e degli operatori telefonici, in pratica i dettagli sul traffico internet e telefonico dei propri utenti. Austria e Germania sono i due paesi che sembrano propendere per una bocciatura del provvedimento, ritenuto peraltro pericoloso dai sostenitori della privacy e osteggiato da numerosi provider per le implicazioni di costi e di “fedeltà” ai propri clienti.

Marco Cappato, l’europarlamentare radicale che da tempo ha preso iniziative per tentare di fermare il provvedimento, ha spiegato che soltanto i due paesi di lingua tedesca fino a questo momento hanno dimostrato di non essere in linea con quanto proposto dal Consiglio d’Europa.

“L’Unione Europea – aveva già attaccato in passato Cappato – sta dando una risposta di sorveglianza generica burocratica e illiberale alla richiesta di sicurezza contro il terrorismo. La lettura della tragedia dell’11 settembre data dai maggiori analisti di sicurezza – che hanno denunciato la mancanza di responsabili all’altezza molto più che quella di tecnologie di raccolta dei dati – viene dunque messa da parte, e gli uffici ministeriali europei preparano il terreno per consentire alla UE di implementare un monitoraggio generalizzato e sistematico delle comunicazioni dei cittadini”.

La proposta sulla data retention prevede che i provider conservino per almeno due anni i dati di log nell’evenienza che possano servire ad indagini successive. Nei log sarebbero contenuti non solo tutti i siti web visitati ma anche l’elenco dei destinatari a cui l’utente ha inviato email, i numeri di telefono utilizzati e persino la localizzazione geografica del cellulare dell’utente.

Come si ricorderà in un incontro dei Garanti per la privacy europei che si è tenuto a Cardiff lo scorso settembre fu emesso un comunicato che ha condannato con forza la proposta. Secondo i Garanti, infatti, ci sono dubbi sulla legalità e sulla legittimità delle misure e vengono sollevate questioni sui costi che per provider e operatori rischia di avere una normativa di questo tipo.

La speranza, ora, è che le perplessità sollevate in Austria e in Germania, relative in questo caso alla possibilità che la Costituzione tedesca “vieti” una normativa di questo tipo, legate alle osservazioni dei Garanti e alla fiera opposizione dei sostenitori della privacy possa effettivamente spingere il Consiglio d’Europa a riconsiderare il provvedimento.

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Pubblicato il
22 nov 2002
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