Di privacy, tecnocontrollo e grandi seni

Di privacy, tecnocontrollo e grandi seni

Un dipendente pubblico australiano è stato licenziato a seguito di ricerche pruriginose online. Un giudice di Canberra ha respinto il suo ricorso, mentre il Queensland cercherà di fermare le voglie spione dei datori di lavoro
Un dipendente pubblico australiano è stato licenziato a seguito di ricerche pruriginose online. Un giudice di Canberra ha respinto il suo ricorso, mentre il Queensland cercherà di fermare le voglie spione dei datori di lavoro

Si tratta di una vicenda curiosa , in bilico tra controllo governativo e privacy dei pubblici dipendenti. Al cuore del dilemma è arrivato un impiegato del Department of Resources, Energy and Tourism australiano, licenziato in tronco dopo venticinque anni di onorato servizio. Cacciato dalle autorità del Commonwealth per essersi addentrato in territori web un po’ troppo pruriginosi.

Tornato a casa a fine servizio, il misterioso impiegato aveva acceso il suo laptop per rilassarsi e navigare online. Il motore di ricerca più usato del web gli aveva restituito i primi risultati legati alla parola knockers , espressione slang ad indicare una delle virtù femminili più apprezzate dagli uomini. In sostanza, l’uomo era finito tra i marosi della pornografia online .

Un’attività del tutto personale, apparentemente slegata dalla sua funzione di pubblico impiegato. A parte un cruciale dettaglio : il laptop sfruttato per la navigazione hard è di proprietà del Department of Resources, Energy and Tourism . Il computer portatile era stato assegnato all’uomo per le sue quotidiani fatiche lavorative.

Ma come ha fatto il governo australiano ad intercettare le scabrose ricerche del suo dipendente? Tutto merito del software Spector360 , impiantato in ogni laptop per il monitoraggio continuo delle attività su desktop . Il programma renderebbe vano qualsiasi tentativo di occultamento delle prove, compresa la classica eliminazione di cookie e cronologia.

L’uomo si era così rivolto ad una corte federale di Canberra, nel tentativo di riavere il suo posto di lavoro. La navigazione sarebbe avvenuta al di fuori dell’orario di lavoro , oltretutto garantita da un provider pagato di tasca propria . I contenuti visualizzati sul laptop non avrebbero nemmeno sconfinato nell’illegalità.

Il giudice australiano ha tuttavia respinto il ricorso presentato dall’impiegato, sottolineando come il governo avesse chiaramente indicato la presenza del programma Spector360 . Le autorità aussie non avrebbero dunque violato la sua privacy, optando per il licenziamento a causa di un comportamento poco consono alla integrità che dovrebbe mostrare un dipendente dello stato.

E la decisione del giudice è arrivata quasi contemporaneamente alle intenzioni annunciate dal Procuratore Generale del Queensland Cameron Dick: i vari datori di lavoro dovranno smetterla di spiare le attività online dei propri dipendenti. Le autorità dello stato australiano mediteranno su una legge ad hoc , per prevenire abusi come quelli legati alla lettura indiscreta della posta elettronica o delle bacheche di Facebook .

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
8 feb 2011
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