DJ, l'accordo con SIAE funziona

DJ, l'accordo con SIAE funziona

La nuova licenza consentirà maggiore flessibilità di strumenti e supporti. Tutti contenti, anche se per il momento si tratta di una sperimentazione
La nuova licenza consentirà maggiore flessibilità di strumenti e supporti. Tutti contenti, anche se per il momento si tratta di una sperimentazione

Tutti sono contenti a quanto sembra. Il nuovo sistema di licenze sperimentali per DJ, grazie al quale sarà possibile per i disc jokey riprodurre musica senza dover necessariamente utilizzare supporti “originali” , alla sua presentazione sembra aver lasciato tutti soddisfatti.

SIAE ha regolamentato un settore della riproduzione di brani sottoposti a copyright che fino ad ora era considerata fuorilegge, i DJ si sentono tutelati e liberi di fare ciò che già facevano ma con le spalle coperte (oltre a vedere la loro figura e quindi il loro lavoro riconosciuti) e gli esercenti dei locali sono soddisfatti di una normativa che comprende tutte le possibilità e le casistiche. Alcuni scontenti ci sono, come del resto ci sono anche degli elementi ancora opachi, ma si tratta di una “sperimentazione” a detta della stessa SIAE mirata a stabilire criticità e possibilità di miglioramento dell’accordo grazie all’applicazione sul campo.

Il problema era che fino a ieri chi si trovava a riprodurre musica in un locale per lavoro (cioè i DJ) a norma di legge era tenuto ad utilizzare unicamente supporti recanti il bollino SIAE (cioè CD, vinili e quant’altro) in modo che da un’eventuale controllo potesse essere stabilito il rispetto delle leggi sul diritto d’autore. Questo non era però quello che accadeva nella pratica, poichè da quando la rivoluzione digitale consente a chiunque di farsi i propri CD e di aggregare la musica in maniere nuove, diverse e migliori, i DJ preferivano trasportare i brani su memorie portatili, notebook, lettori MP3, CD masterizzati e via dicendo. Preferivano cioè portarne delle copie fatte a scopo lavorativo, materiale che dunque non poteva rientrare nel diritto alla copia personale. Ora invece, tramite una dichiarazione e il pagamento di una quota annuale, è possibile fare tutte le copie-lavoro che servono.

Come anticipato da Punto Informatico già a dicembre, la SIAE ha infatti messo a punto assieme alle categorie di settore (A.I.D., A-DJ, ANPAD e ASSODEEJAY) un sistema nuovo di licenze che andranno sottoscritte da tutti i DJ che intendano utilizzare nelle loro serate delle copie e non gli originali musicali.

Si tratta di una dichiarazione annuale (ma comunque aggiornabile nel corso dell’anno) che va fatta agli sportelli SIAE o sul sito internet dell’associazione nella quale il DJ fornisce tutti i dati (titolo, autore, interprete, supporto originale acquistato ecc) dei brani per i quali richiede il diritto alla copia-lavoro. Fino a 2mila brani copia-lavoro si dovranno pagare 200 euro, fino a 5mila si pagheranno 400 euro e dai 5mila in su 600. Tariffe a forfait che consentono poi la libera riproduzione dei brani dichiarati. In caso di controllo poi il DJ sarà tenuto a mostrare licenza, i brani riprodotti e se poi richiesto gli originali, questo anche qualora si trattasse di file acquistati online o anche non acquistati ma scaricati tramite servizi legali gratuiti.

SIAE ovviamente offre tutto il supporto del caso ai DJ sia tramite gli sportelli (dove è possibile effettuare tutta la procedura di registrazione della licenza), sia tramite il proprio archivio dove poter recuperare i dati utili alla registrazione dei brani per i quali si richiede il diritto alla copia-lavoro. Non è chiaro quando la Guardia di Finanza comincerà ad effettuare controlli in questo senso ma la possibilità di sottoscrivere la licenza già è aperta.

Al momento, infatti, SIAE stessa dichiara che sono state già 422 le licenze emesse e 600 sono invece in attesa (che cosa si intenda per “in attesa” purtroppo non è stato possibile chiarirlo) e al momento gli unici elementi di criticità ammessi dalla stessa societa degli autori ed editori sono i casi di DJ provenienti dall’estero che suonano in locali italiani e la logistica del controllo sul campo (poichè i DJ spesso lavorano a gruppi e in tal caso sarebbe difficile stabilire chi debba rispondere di un eventuale CD masterizzato che è stato usato). Elementi riguardo i quali è stato ribadito il carattere sperimentale della licenza e sui quali si provvederà a piccole correzioni sempre insieme ai rappresentanti di categoria.

La domanda è se i DJ si adegueranno o meno. I rappresentanti della categoria invitati alla conferenza (che sono essi stessi DJ) dichiarano sia formalmente che informalmente che secondo loro almeno il 90 per cento lo farà poichè le tariffe sembrano eque (un DJ mediamente in una serata guadagna circa 100 euro e la licenza di livello più basso sembra esaustiva per molti).

A questo va poi aggiunto che gli esercenti da parte loro sostengono che non faranno lavorare chi si dovesse presentare con materiale non originale e sprovvisto di regolare licenza, anche per loro infatti è prevista una sanzione in caso di irregolarità. Sanzione pecuniaria decisamente più lieve di quella (penale) che si abbatterebbe invece sul DJ incriminato di diffusione abusiva ai sensi dell’Art. 171.ter della legge sul diritto d’autore.

Gabriele Niola

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Pubblicato il 25 giu 2009
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