Do Not Track, Microsoft al W3C

Do Not Track, Microsoft al W3C

Il consorzio degli standard web accetta la proposta di Redmond in merito alle pratiche di "opt-out" dalla pubblicità tracciante. La tecnologia è semplice ma resta da convincere l'industria dell'advertising
Il consorzio degli standard web accetta la proposta di Redmond in merito alle pratiche di "opt-out" dalla pubblicità tracciante. La tecnologia è semplice ma resta da convincere l'industria dell'advertising

Già introdotta nella release candidate di Internet Explorer 9, la funzionalità “do not track” ideata da Microsoft potrebbe col tempo trasformarsi in un vero e proprio standard: il World Wide Web Consortium (W3C) ha accolto la proposta tecnologica di Redmond e si prepara a discutere di questo e altri argomenti inerenti la privacy in un workshop fissato per la prossima primavera (28-29 aprile).

Assieme a Mozilla e Google , Microsoft è una delle grandi protagoniste del mercato dei browser ad aver proposto una gestione formale e standardizzata delle liste “do not track”, una funzionalità utile a escludere la navigazione dell’utente dal tracciamento e dal behavioural advertising automatizzato messo in atto dai servizi di terze parti che è attualmente argomento di discussione della politica e delle istituzioni statunitensi.

La proposta di Microsoft al W3C comprende l’implementazione di un filtro da attivare manualmente o da sottoscrivere online contenente “parti di URI di terze parti a cui un browser può accedere automaticamente quando indicato all’interno di una pagina web che l’utente visita di propria spontanea volontà”.

Le regole contenute nel filtro servono appunto a “cambiare il mondo in cui lo user agent gestisce i contenuti di terze parti”, magari “limitando le chiamate a questi siti web e bloccando le risorse provenienti da altre pagine web”.

Lo user agent del browser si incarica di gestire il blocco del tracciamento in maniera appropriata, ma è ovviamente necessario che i siti di terze parti accettino la nuova tecnologia di opt-out e si comportino di conseguenza disabilitando qualsiasi funzionalità di tracking delle abitudini di navigazione.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
28 feb 2011
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