Le autorità europee incaricate della sicurezza degli aeroporti sono alle prese con un numero di avvistamenti di droni decisamente sopra la media. Non è chiaro se il fenomeno, che interessa ormai diversi paesi del vecchio continente, abbia una matrice comune. Gli esperti non escludono la pista russa, anche se da Mosca sono già arrivate secche smentite a questa ipotesi.
Il problema dei droni sugli aeroporti
Danimarca, Norvegia, Germania, Francia, Polonia, Spagna, Polonia, Repubblica Ceca, Estonia, Regno Unito e Belgio. Sono alcuni dei territori nei quali le unità sono state individuate all’interno di spazi preclusi al volo non autorizzato. Per il momento, l’Italia sembra essere stata risparmiata. Il filmato qui sotto è stato catturato nei giorni scorsi a Bruxelles, dove lo scalo è stato temporaneamente chiuso con molti voli cancellati e ovvi disagi per i passeggeri.
Come riportato su la Repubblica, i radar e gli altri sistemi di identificazione risulterebbero quasi del tutto inefficaci, per la natura stessa dei droni: troppo piccoli (come lo Shahed di origine iraniana), non realizzati in metallo e con velocità tali da poterli facilmente confondere con i volatili. A poco servono anche le tecnologie che rilevano il calore, è troppo poco quello emesso. L’arsenale a disposizione per abbatterli rischia di fare un buco nell’acqua ed è comunque insufficiente per garantire una protezione completa in tutta Europa.
Tra gli indizi che collegherebbero questi misteriosi velivoli alla Russia ci sono quelli che fanno riferimento alla cosiddetta flotta ombra dedita al contrabbando del greggio estratto nel paese. Potrebbero decollare proprio dalle navi che la compongono, come suggerirebbe un avvistamento della polizia tedesca.
Il problema legato ai droni negli aeroporti non è una novità. Su queste pagine ne abbiamo scritto già nel 2018, molto prima che prendesse il via l’invasione dell’Ucraina, quando lo scalo londinese di Londra-Gatwick fu chiuso per ore.