E ora sdoganano la biometria

E ora sdoganano la biometria

di V. Frediani (Consulentelegaleinformatico.it) - Bloccare i pianisti in Parlamento con il riconoscimento biometrico è solo il primo passo. Qualcuno ora nella stanza dei bottoni si accorgerà che servono regole e garanzie
di V. Frediani (Consulentelegaleinformatico.it) - Bloccare i pianisti in Parlamento con il riconoscimento biometrico è solo il primo passo. Qualcuno ora nella stanza dei bottoni si accorgerà che servono regole e garanzie

La notizia è di questi giorni: entra in Parlamento la biometria, rimedio ineccepibile per evitare che un parlamentare voti anche per i colleghi. Cosa prevede il sistema biometrico per i nostri onorevoli? Semplicemente la biometria nel caso di specie, consentirà di effettuare un riconoscimento di una parte del corpo, che farà da password per asseverare la presenza di un soggetto presso la propria postazione.

In sostanza questo tipo di rilevatore di “autenticazione umana” non lascerà margini di dubbio circa l’identità del soggetto che esporrà la propria impronta digitale. E siccome in Parlamento si fanno le cose per bene, non solo sarà raccolto il dato impronta digitale, ma saranno raccolti per la ricostruzione esatta dell’impronta, ben 18 punti (cosiddette minuzie) che consentiranno “anche in caso di danneggiamento dell’impronta digitale” di riconoscere il soggetto interessato. Altro che tornelli!

Nel nostro Paese l’iniziativa appare all’avanguardia, se si considerano inutili resistenze fatte sino ad oggi in ambito pubblico e privato. La raccolta di impronte digitali come ogni altra raccolta di dati del corpo, costituisce ovviamente un trattamento dati ed è disciplinata dalla normativa in materia di privacy (famigerato decreto legislativo n. 196/2003). Per l’appunto proprio l’Autorità Garante in materia di dati personali è intervenuta spesso negli ultimi anni “in cui la tendenza all’utilizzo delle risorse biometriche è in forte aumento” per disciplinare il ricorso a questa risorsa identificativa.

Quindi, c’è da chiedersi se alla biometria volesse ricorrere una “comune mortale azienda”, quali valutazioni normative dovrebbe affrontare? Anzitutto, perché il trattamento sia lecito, il sistema deve essere valutato sul piano della conformità ai principi di necessità, proporzionalità, finalità e correttezza. Questo significa che il ricorso alla biometria dovrà rappresentare la migliore “se non unica” modalità di gestione di accessi o riconoscimenti nei confronti di soggetti specifici (come in effetti potrebbe essere per evitare gli abusi dei cosiddetti “pianisti” in sede parlamentare).

In quanto trattamento più invasivo della videosorveglianza, dovranno essere poi garantiti tutta una serie di diritti già sanciti dal nostro ordinamento: diritto ad essere informati sul funzionamento del sistema, ovvero su chi registra cosa, sui tempi di conservazione, sui soggetti autorizzati ad accedere ai dati… tutti contenuti che dovranno essere riversati nella classica informativa.

Per l’attuale normativa, la biometria è certamente da collocarsi nei trattamenti che – pur se diversi da quelli di dati sensibili e giudiziari – presentano rischi specifici per i diritti e le libertà fondamentali, nonché per la dignità dell’interessato: ecco perché il sistema biometrico è ammesso nel rispetto di misure ed accorgimenti a garanzia dell’interessato. Ma non escluso. E certamente non del tutto limitabile a casi estremi.

Forse l’adozione in Parlamento potrebbe aprire le porte all’utilizzo della biometria in molte realtà nazionali: tribunali, aeroporti, aziende che trattano particolari risorse, verso una “emancipazione della biometria” che nella nostra era tecnologica dovrà trovare anche un’apposita disciplina normativa, visto che ora il Parlamento toccherà letteralmente “con mano” l’argomento.

Avv. Valentina Frediani
www.consulentelegaleinformatico.it
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Pubblicato il
10 nov 2008
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