Editoriale 6/5/2001

Editoriale 6/5/2001

Nell?era delle reti, quando due stati non si parlano, o peggio, litigano, il primo segnale lo si vede da Internet. Saranno gli hacker gli eserciti del futuro?
Nell?era delle reti, quando due stati non si parlano, o peggio, litigano, il primo segnale lo si vede da Internet. Saranno gli hacker gli eserciti del futuro?


Nell?era delle reti, quando due stati non si parlano, o peggio, litigano, il primo segnale lo si vede da Internet. Gli hacker sembrano infatti divenuti i primi patrioti del villaggio globale, cavalieri armati di mouse e tastiera che mettono a disposizione il loro know-how per una causa politica o nazionalistica. E? il caso di quella che i giornali hanno denominato la ?ciberguerra? fra USA e Cina, due nazioni che, tornate al clima di tensione della guerra fredda, si danno ora battaglia sulla Rete.
La stampa americana ha parlato di un ?attacco? in massa da parte degli hacker cinesi ai danni di un numero imprecisato di siti americani: come si sa, infatti, i cinesi accusano gli Stati Uniti del crollo di un loro aereo e della morte di un loro pilota. Gli USA, che al contrario sostengono che sarebbe stato l?aereo cinese a causare l?impatto con un loro aereo spia, possono contare su un gruppo altrettanto inferocito di hacker che non ha esitato a difendere la patria e contrattaccare i ?rossi?. Oggi possiamo ancora dire che finché la guerra si combatte a colpi di bit, dice ancora bene. Ma per quanto ancora sarà così?
Qualcuno sostiene che la tanto strillata ?cyberwar? è solo una baruffa fra ragazzini annoiati a cui con tutta probabilità importa poco dei fatti, del nazionalismo o della politica, ma cercano soltanto una buona scusa per compiere raid e incursioni telematiche. Il problema è che se anche fosse vero, questa cosa dovrebbe allarmare ancor di più perché vorrebbe dire che il futuro della net economy, e probabilmente la stabilità stessa dei governi a venire, sarà in mano a bande scalmanate di ragazzini occhialuti.
Già oggi ci si chiede quanti, fra quella massa di ragazzini imberbi, sia in realtà una vera e propria spia, un terrorista o un militare. E già oggi ci si chiede se a decidere gli obiettivi, là dentro, sono ragazzini annoiati o agenti segreti travestiti da ragazzini annoiati. Poco importa se non hanno il fascino di James Bond?
Alessandro Del Rosso

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Pubblicato il
6 mag 2001
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