Edward Snowden, la talpa del Datagate è in fuga

Edward Snowden, la talpa del Datagate è in fuga

La vicenda si tinge di toni cinematografici. Con l'aiuto di Wikileaks è iniziato un viaggio precipitoso verso l'Ecuador. Mentre le rivelazioni continuano e coinvolgono il Regno Unito
La vicenda si tinge di toni cinematografici. Con l'aiuto di Wikileaks è iniziato un viaggio precipitoso verso l'Ecuador. Mentre le rivelazioni continuano e coinvolgono il Regno Unito

Gli Stati Uniti hanno fatto la mossa che tutti si aspettavano, incriminando Edward Snowden per spionaggio e furto di proprietà governativa: l’ex-analista della CIA che ha scoperchiato il vaso di Pandora del Datagate è ora ufficialmente un nemico degli USA, che tra l’altro gradirebbero tanto una collaborazione delle autorità di Hong Kong per la messa in arresto del giovane whistleblower .

Quello che finora era un caso di rivelazione di segreti di intelligence si trasforma dunque in una questione diplomatica: diversamente da quanto aveva anticipato, però, Snowden ha deciso di lasciare Hong Kong e di fare rotta verso l’Ecuador. Assieme all’Islanda, l’Ecuador era parte della lista dei possibili rifugi per la talpa in fuga: la repubblica sudamericana si è già imposta alla ribalta internazionale accogliendo Julian Assange come rifugiato presso la sua ambasciata a Londra, e proprio Assange e la sua WikiLeaks sono ora intervenuti per assistere legalmente Snowden nel suo tentativo di fuga verso l’America Latina.

In passato bersaglio continuo degli USA per la rivelazione dei cablo spediti alla base dai diplomatici statunitensi, WikiLeaks ha affiancato la legale britannica Sarah Harrison a Snowden nel suo tentativo di fuga verso l’Ecuador: la richiesta di asilo, confermato dal ministro degli esteri ecuadoregno Ricardo Patiño Aroca, prevede uno scalo a Mosca prima dell’imbarco sull’aereo diretto in Sudamerica.

La risposta ufficiale degli Stati Uniti al tentativo di fuga della talpa del Datagate non si è fatta naturalmente attendere: il Dipartimento di Stato dichiara tramite portavoce che Hong Kong non dovrebbe permettere un’ulteriore prosecuzione dei piani di fuga di Snowden, annunciando altresì che al nuovo “nemico pubblico” a stelle e strisce è stato revocato il passaporto.

Minacce degli USA o meno, la fuga di Snowden è attualmente in corso e i primi report “live” del Guardian forniscono ulteriori elementi a una vicenda che si fa sempre più complicata e internazionale: la partenza whistleblower da Hong Kong sarebbe stata imposta alle autorità locali dal Governo cinese, un modo per togliere le castagne dal fuoco agli interessi di Pechino nel ricucire i rapporti diplomatici con gli Stati Uniti.

Vero è che lo scandalo Datagate non fa che allargarsi coinvolgendo nuovi protagonisti della sorveglianza globale: le ultime rivelazioni di Snowden chiamano in causa l’intelligence britannica (Government Communications Headquarters o GCHQ), e alle accuse di spionaggio contro i capi di stato al G20 del 2009 aggiungono ora quelle di intercettazione delle comunicazioni digitali da e verso il Regno Unito tramite sonde attaccate – con collaborazione volontaria o meno delle compagnie telefoniche – alle centinaia di link telematici in fibra ottica localizzati sotto i mari del Nordeuropa.

Un’opera di spionaggio e archiviazione dati “peggiore” di quella messa in atto dalla NSA, rivela Snowden, che aveva sollevato dubbi persino in seno al controspionaggio britannico (MI5) e che viene descritta dal ministro della giustizia tedesca come “un incubo” e la concretizzazione della distopia orwelliana di 1984 in UK.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
24 giu 2013
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