Egitto, vade retro porno

Egitto, vade retro porno

Un pubblico ministero de Il Cairo ordina di bloccare i siti a luci rosse. I contenuti presentati offenderebbero la moralità dei cittadini egiziani. Molte le preoccupazioni espresse circa l'applicazione tecnica dei filtri
Un pubblico ministero de Il Cairo ordina di bloccare i siti a luci rosse. I contenuti presentati offenderebbero la moralità dei cittadini egiziani. Molte le preoccupazioni espresse circa l'applicazione tecnica dei filtri

Il rapporto tra le autorità egiziane e la libertà di espressione offline e online è sempre stato abbastanza conflittuale. Ancor più la tolleranza nei confronti dei contenuti pornografici: dopo l’istituzione di una commissione di inchiesta volta ad accertare le possibilità di filtrare o siti a luci rosse, le autorità giudiziarie hanno ora deciso di bloccare il fluire del porno in Rete.

Il mandato arriva per ordine del pubblico ministero Abdel Meguid Mahmud, rivolto ai ministeri dell’Interno, delle Telecomunicazioni e dell’Informazione, con l’indicazione di “adottare misure per bloccare scene o immagini pornografiche su Internet per motivi religiosi, morali e patriottici”.

Secondo i resoconti trasmessi dalle fonti , l’organo dello stato avrebbe deliberato in favore di una prima sentenza emanata tre anni fa, nella quale si sosteneva che il potere di restrizione della “libertà di espressione e dei diritti pubblici” era giustificato dalla necessità di eliminare contenuti “avvelenati e ignobili”, capaci di corrompere “l’impostazione religiosa, morale e patriottica” dei cittadini egiziani.

Secondo un anonimo rappresentante del governo, l’ordine del pubblico ministero risponde alle linee generali della campagna condotta dall’ultraconservatrice fazione salafita denominata “Internet pura”, accompagnata da dimostrazioni davanti alla sede dell’Alta Corte de Il Cairo, in richiesta di un inasprimento dei filtri online contro i contenuti pornografici , accusati di “violare i costumi e i valori egiziani”.

Tentativi di imporre un blocco ai siti a luci rosse si sono registrati anche durante il regime di Hosni Mubarak, che si è distinto per i frequenti episodi di repressione nei confronti del dissenso politico espresso anche attraverso la Rete. Non è un caso, del resto, che Il Cairo sia da sempre risultato nelle blacklist dei paesi che operano la censura online.

Mohamed Nour, portavoce salafita del Partito al-Nūr , plaude al provvedimento sulla pornografia, spiegando che il blocco non ostacolerà la libertà privata e pubblica poiché “la società egiziana è conservatrice per natura e disprezza siti a luci rosse”. Al di là dei giudizi di valore, permangono molti dubbi su come tecnicamente potrà essere realizzato il filtraggio selettivo dei contenuti.

Cristina Sciannamblo

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Pubblicato il
8 nov 2012
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