EMI: o la tassa DRM o il DRM a tutto campo

EMI: o la tassa DRM o il DRM a tutto campo

Clamorosa retromarcia della major della musica, che vuole dobloni dai jukebox per far distribuire senza DRM i propri brani. Come garanzia per la perdita di profitti. Una posizione accolta con stupore in rete
Clamorosa retromarcia della major della musica, che vuole dobloni dai jukebox per far distribuire senza DRM i propri brani. Come garanzia per la perdita di profitti. Una posizione accolta con stupore in rete

Los Angeles (USA) – Ci avevano sperato in tanti ma EMI ha ieri abbandonato le trattative con i grandi distributori di musica online: la major della musica, in odore di essere acquisita dalla sorella Warner Music, non intende abbandonare il DRM .

Scrive Bloomberg News : “Il Gruppo EMI e i rivenditori di musica online tra i quali Microsoft hanno interrotto i negoziati sulla rimozione delle tecnologie anticopia dai brani musicali perché non hanno raggiunto un accordo sull’ammontare del pagamento anticipato “. EMI, infatti, ritiene che vendere online musica priva di DRM si possa tradurre in una riduzione dei profitti ed è di questa riduzione – non comunicata pubblicamente – che a suo dire si dovrebbero far carico quei jukebox che intendono distribuire la sua musica.

Una posizione stigmatizzata tra gli altri da BoingBoing secondo cui “è divertente, dal momento che rimuovere il DRM può solo stimolare la vendita di musica. Dopotutto, nessuno compra musica perché c’è il DRM. Chi compra canzoni col DRM, anziché scaricare la stessa musica dal P2P, lo fa perché non gli interessa il DRM o perché non sa cosa sia il DRM, o perché vogliono essere degli snob. Ma è probabile che ci siano persone che non si sentono degli snob e che comprerebbero se solo il DRM non ci fosse”.

Quella di EMI è anche una posizione che si tradurrebbe in costi maggiorati per i jukebox e quindi in un inevitabile aumento dei prezzi per i brani senza DRM. Una conseguenza che stupisce anche Ars Technica , secondo cui “non si capisce perché la musica senza DRM dovrebbe costare di più”.

A contribuire alla posizione di EMI, come suggerito di recente su queste pagine, ci potrebbe essere la ventilata acquisizione da parte di Warner Music che si è fin qui sempre dimostrata una ferma sostenitrice delle tecnologie anticopia. Un’operazione finanziaria, comunque, sulla quale per il momento la stessa EMI avverte che sono molte le speculazioni prive di fondamento in giro: c’è stato un approccio di Warner ma, spiega il colosso, fin qui non sono state presentate proposte vere e proprie.

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Pubblicato il
27 feb 2007
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