Energia dalle acque reflue degli astronauti su Marte

Energia dalle acque reflue degli astronauti su Marte

Un sistema in via di approvazione potrebbe permettere di usare le acque reflue degli astronauti su Marte per produrre carburante.
Energia dalle acque reflue degli astronauti su Marte
Un sistema in via di approvazione potrebbe permettere di usare le acque reflue degli astronauti su Marte per produrre carburante.

Mentre ci si prepara nei prossimi anni ad approcciare Marte, si sta pensando da tempo a come ottimizzare il viaggio, il periodo di permanenza e il ritorno: mentre quindi si pensa a come rendere la lattuga coltivabile e capace di aiutare l’osteopenia degli astronauti, ora un’idea parlerebbe di rendere i loro scarti come materia prima per produrre carburante.

Uno dei problemi principali infatti riguarda il carburante stesso: quanto ne servirebbe per andare e tornare (contando che il viaggio durerà 10 mesi ad andare, altrettanti a tornare)? Ma soprattutto, se si danneggiasse qualche cisterna, come farebbero? Ecco allora che dal centro tecnologico spagnolo Tekniker si lavora ad un sistema che con la luce del Sole produrrebbe carburante dalle acque reflue degli astronauti.

Carburante prodotto tramite le acque reflue per il viaggio verso Marte

Borja Pozo, dipendente e ricercatore del Tekniker, ha detto:

Puntiamo a realizzare il primo reattore per produrre propellente spaziale su Marte usando l’aria del pianeta, che fatta al 95% di anidride carbonica. Il reattore sarà alimentato dalla luce del Sole, e le acque reflue degli astronauti saranno usate per aiutare nella produzione del carburante.

Marte Seitah

Di base allora, tramite un sistema fotoelettrochimico, le acque reflue degli astronauti potrebbero permettere la produzione di carburante e quest’ultima potrebbe addirittura essere pulita, così da poter essere riutilizzata come liquido.

Questo sistema, che per ora è in fase di testing, se funzionasse potrebbe facilitare molte missioni a lungo termine: la possibilità di ridurre una sostanza di scarto sfruttando anche l’anidride carbonica e generando carburante darebbe manforte alla gestione di eventuali centri spaziali, permetterebbe di ridurre il CO2 presente e andrebbe a sopperire ad uno dei problemi più grandi di queste missioni distanti, ovvero la gestione delle risorse (anche perché se si ha del carburante capace di alimentare macchinari, poi si possono fare tante altre cose di utilità sia per gli astronauti che per la missione stessa).

Fonte: ESA
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Pubblicato il
24 mar 2022
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