Equo compenso: Microsoft con gli editori europei

Equo compenso: Microsoft con gli editori europei

Microsoft ha formato una coalizione con quattro gruppi di lobbying per chiedere al Parlamento Europeo maggiori tutele per gli editori.
Equo compenso: Microsoft con gli editori europei
Microsoft ha formato una coalizione con quattro gruppi di lobbying per chiedere al Parlamento Europeo maggiori tutele per gli editori.

Microsoft ha espresso in modo chiaro il suo appoggio alla proposta di legge australiana che prevede il pagamento di un equo compenso da parte di Facebook e Google per ogni news pubblicata. L’azienda di Redmond ha ora deciso di collaborare con gli editori europei per spingere all’adozione di una simile soluzione anche nel Vecchio Continente.

Microsoft appoggia gli editori europei

Microsoft ritiene che le grandi aziende tech (nel comunicato non ci sono nomi, ma sembra chiaro il riferimento a Google e Facebook) dovrebbero pagare per la pubblicazione delle notizie sulla base della direttiva sul diritto d’autore nel mercato unico digitale che entrerà in vigore a giugno.

L’azienda di Redmond sottolinea che gli accordi attuali non produrranno risultati equi, a meno che non vengano proposte norme aggiuntive per contrastare la posizione dominante delle big tech, attraverso quadri normativi appropriati come Digital Markets Act, Digital Services Act o altre leggi nazionali.

L’obiettivo della coalizione formata da Microsoft, EMMA, ENPA, EPC, NME è chiedere al Parlamento Europeo l’introduzione di un meccanismo di arbitrato (come quello australiano) per stabilire un equo compenso da pagare agli editori per le news pubblicate sulle varie piattaforme online. In assenza di una soluzione adeguata, i piccoli editori potrebbero essere esclusi dalle negoziazioni e quindi essere costretti ad uscire dal mercato.

Christian Van Thillo, Presidente di EPC (European Publishers Council), ha dichiarato:

Accogliamo con favore il riconoscimento da parte di Microsoft del valore che i nostri contenuti apportano al core business dei motori di ricerca e dei social network perché è qui che Google e Facebook generano la maggior parte dei loro ricavi.

Ovviamente si tratta solo di un’attività di lobbying, quindi non c’è nessuna certezza che le richieste vengano accettate e incluse nelle attuali o futuri leggi.

Fonte: Microsoft
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Pubblicato il
23 feb 2021
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