Non sta a Facebook stabilire cosa sia vero e cosa non lo sia. Parola di Facebook. Sebbene anche questa volta saranno in molti pronti a tirare per la giacchetta il social network, le parole di Nick Clegg, VP of Global Affairs and Communications del gruppo, non possono che essere ben accolte da quanti auspicano da parte di Facebook un ruolo neutrale e al di sopra delle parti.
Una cosa non si può più negare: Facebook non è solo una piattaforma di comunicazione e interazione, ma è diventata la piattaforma regina per la propaganda in sinergia con le televisioni e altri medium tradizionali. Se da questo punto non si può prescindere, è da questo punto che occorre ripartire: Facebook lo fa lasciando la parola a Nick Clegg, già vice-ministro nel Regno Unito negli anni passati, profilo ideale per poter tracciare i confini in un tema che sta perfettamente a cavallo tra la realtà di una campagna elettorale e la semi-virtualità di un ambiente online.
Non è un segreto che Facebook abbia fatto degli errori nel 2016 e che la Russia abbia tentato di sfruttare Facebook per interferire con le elezioni diffondendo elementi divisivi e disinformazione. Ma abbiamo imparato la lezione. Facebook ha speso gli ultimi tre anni costruendo una strategia difensiva per evitare che possa succedere ancora.
Parole che giungono a distanza di poche ore dal faccia a faccia tra Mark Zuckerberg e Donald Trump e per questo motivo ancor più significative. Clegg nel suo intervento non solo ricorda quanto fatto da Facebook per frenare le fake news e il deep fake (preannunciando peraltro ulteriori novità in merito), ma ha altresì annunciato con trasparenza l’approccio che il social network intende tenere in occasione delle prossime elezioni presidenziali. Ragionamento che, ovviamente, va inteso comunque a livello globale e che ben si applica anche sulla realtà italiana.
Facebook è libertà di espressione
Il social network intende mettere in chiaro che non vuole in alcun modo entrare nel dibattito politico. L’unico ruolo che Facebook intende ricoprire è quello di arbitro della gara e organizzatore della piattaforma, ponendo paletti chiari entro cui poter “giocare” (tornano al centro del discorso quelle “regole del gioco” di cui tanto si parlerà in occasione del prossimo Internet Festival 2019).
Al centro della questione c’è la libertà di espressione, che Facebook intende garantire a tutte le parti in causa: Facebook non farà dunque fact-checking, né intende giudicare quel che i rappresentanti politici diranno l’uno dell’altro durante la campagna in arrivo. Non sarà Facebook a stabilire se un politico abbia detto o meno una cosa vera, né se accuse alla controparte possano essere validate o no: chiunque intenda agire in proposito dovrà passare per vie legali, alle quali Facebook risponderà secondo ordinanza. Sia la legge a stabilire i limiti della libera espressione in campo politico. Libertà assoluta, quindi? No, ovviamente: come in ogni partita ci sono le linee del campo e delle regole basilari da seguire, dunque l’istigazione alla violenza e altri paletti estremi (nei quali è già caduto nei giorni scorsi anche Netanyahu in occasione delle elezioni in Israele) rappresenteranno comunque un limite invalicabile. Facebook vuole dimostrare che lavorare per mantenere sana la piattaforma sia la priorità da affermare, soprattutto in occasioni delicate come una campagna elettorale. Ma la piattaforma, nei limiti del possibile, vorrà rimanere neutrale, pur in mezzo a decisioni difficili ed a valutazioni complesse.
Tra le righe, insomma, Facebook fa capire che durante la campagna elettorale chiuderà un occhio, forse due, su quello che diranno le parti in causa della partita elettorale. Tuttavia quando si andrà ad esagerare e quando i temi richiamati saranno evidentemente fuori dalle regole basilari della civile convivenza, il social network non potrà far altro che entrare in campo e fermare temporaneamente i giocatori che si macchieranno di abusi.