Facebook, le notizie click bait hanno le ore contate

Facebook, le notizie click bait hanno le ore contate

Facebook ha annunciato di aver in serbo per i suoi utenti un nuovo filtro per le notizie dai titoli "gonfiati". L'obiettivo è far pulizia nella News Feed
Facebook ha annunciato di aver in serbo per i suoi utenti un nuovo filtro per le notizie dai titoli "gonfiati". L'obiettivo è far pulizia nella News Feed

Per difendere le news e soddisfare gli utenti, Facebook ha sferrato un ulteriore attacco alla pratica del click bait . La richiesta di rimuovere i contenuti ingannevoli arriva proprio dagli utenti, infastiditi dai titoli civetta che popolano la sezione News Feed. Nonostante i recenti aggiornamenti volti a evitare la presenza di bufale e manipolazioni, i falsi titoli continuano purtroppo a trovare terreno fertile sul social network.

“Per dare seguito ai commenti dei nostri utenti stiamo apportando una modifica al ranking delle notizie su News Feed per ridurre nelle prossime settimane la presenza di titoli click bait. Con questo aggiornamento, vedranno nella parte alta della classifica meno storie affette da click bait e più storie che vogliono effettivamente leggere” – ha reso noto la stessa Facebook .

clickbait

Le accortezze che gli sviluppatori si accingono ad adottare, integrano precedenti interventi condotti negli ultimi due anni e puntano a migliorare la gestione del feed da parte degli utenti oltre che penalizzare le notizie click bait e “affossarle”. L’algoritmo sarà in grado di filtrare i titoli fasulli partendo da una categorizzazione di decine di migliaia di titoli considerati fastidiosi.

Sono due i parametri che saranno utilizzati per determinare se un titolo è o meno trasparente e “pulito”: la mancanza di informazioni esplicite e l’eventuale presenza di esagerazioni che possano indurre l’utente a crearsi false aspettative. Facebook fornisce degli esempi per chiarire il comportamento dell’algoritmo. Il titolo “Non crederai mai chi inciampò e cadde sul tappeto rosso” non esplicita le informazioni necessarie per comprendere l’articolo (qual è la vicenda? Cosa è accaduto? Chi è caduto?) o ancora “Le mele ti fanno veramente male?!” induce il lettore a farsi un’opinione sbagliata circa l’oggetto dell’articolo (evidentemente le mele possono far male solo abusandone ogni giorno).

Affianco ad un sistema automatico che funziona in maniera simile ai filtri antispam vi sarà un team dedicato di esperti che convalideranno o rifiuteranno le notizie . La penalizzazione (comunque non in maniera permanente) sul posizionamento dei contenuti all’interno di News Feed sarà a carico sia di domini che di pagine Facebook che abitualmente rilasciano titoli ingannevoli. Con questa strategia gli spammer non potranno creare una pagina e poi lanciare nuovi siti con differenti URL per eludere il controllo.

“Se posti 50 volte al giorno e un pezzo è affetto da click bait, non ti succederà nulla. Se sei uno spammer e posti click bait tutto il giorno, questo ti riguarderà molto” – a chiarirlo è Adam Mosseri, project manager di News Feed interpellato da TechCrunch il quale ha spiegato inoltre che “se sei un publisher e fai marcia indietro smettendo di postare click bait, il tuo traffico referral riprenderà”. Facebook ha anche rilasciato delle linee guida utili a creare e diffondere contenuti privi di click bait. Una loro lettura può salvaguardare da eventuali penalizzazioni.

Non è la prima volta che il social network combatte contro la pratica scorretta di attirare click con titoli artificiosi. Facebook nel 2014 aveva introdotto un controllo sul comportamento degli utenti basato sull’assunto che se un utente visita un link “piaciuto” e subito dopo ritorna su Facebook dichiarando che quel contenuto non gli piace significa che, evidentemente, potrebbero essere state tradite le sue aspettative. A febbraio invece Facebook ha iniziato a spostare la lente d’ingrandimento sulle visite a siti con una conversione in “like” molto al disotto della media. Anche in questo caso si potrebbe celare l’ombra del click bait.

Facebook ha dichiarato di essere disponibile ad aiutare altre aziende a sconfiggere il click bait senza rilasciare però alcun documento tecnico. Quanto ci metteranno gli spammer a decifrare le maglie dei controlli del sito in blu?

Mirko Zago

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Pubblicato il
5 ago 2016
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