L’amministrazione Biden ha chiesto alla Commissione europea di respingere la richiesta degli operatori di telecomunicazioni. La National Telecommunications and Information Administration (NTIA) ha risposto al questionario correlato alla consultazione avviata il 23 febbraio e chiusa il 19 maggio, sottolineando che la proposta sul fair share distorce la concorrenza, danneggia la net neutrality e incrementa i costi per i consumatori.
Le Big Tech non devono pagare nulla
Gli operatori di telecomunicazioni affermano che le Big Tech dovrebbero contribuire economicamente alla realizzazione e manutenzione delle infrastrutture di rete a banda larga, in quanto diretti responsabili dell’incremento dei costi associati all’aumento del traffico. La Commissione europea aveva avviato una consultazione sul cosiddetto fair share e ora è arrivato il parere negativo del governo statunitense.
La NTIA ha evidenziato che il pagamento obbligatorio potrebbe rafforzare la posizione dominante dei principali operatori, incrementare i costi per gli utenti finali e indebolire la net neutrality.
Gli Stati Uniti sottolineano che i servizi Internet non dipendono solo dalle reti di accesso per gli utenti finali. I CAP/LTG (Content and Application Provider/Large Traffic Generator) realizzano e gestiscono le grandi reti internazionali in fibra e i cavi sottomarini, costruiscono e gestiscono i data center, sviluppano e acquistano contenuti, contribuendo quindi al costo totale dell’ecosistema.
La NTIA aggiunge inoltre che imporre i pagamenti solo ad un sottoinsieme di Big Tech (quelle che generano oltre il 5% di traffico) è discriminatorio. Oltre che da governo USA, Meta, Google e Netflix, le critiche arrivano anche dal BEREC (Body of European Regulators for Electronic Communications).
Secondo il gruppo, il pagamento di un contributo finanziario agli operatori TLC rappresenterebbe un pericolo per i consumatori, in quanto i fornitori di contenuti potrebbero aumentare il costo degli abbonamenti o ridurre la qualità del servizio.