L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha avviato un procedimento contro Fastweb, Vodafone, TIM e WindTre, dopo aver ricevuto diverse segnalazioni da utenti privati e aziende. I quattro operatori telefonici hanno continuato ad emettere fatture, nonostante la comunicazione di recesso inviata dagli abbonati. L’Unione Nazionale Consumatori considera molto grave l’accaduto, attribuendo anche le responsabilità all’indifferenza dei politici.
Fatturazione anche dopo il recesso
L’avvio del procedimento contro Fastweb, Vodafone, TIM e WindTre è stato comunicato attraverso il bollettino settimanale dell’autorità antitrust. I quattro operatori avrebbero messo in atto una pratica commerciale scorretta a danno di consumatori e microimprese, continuando ad emettere fatture in seguito alla comunicazione della richiesta di cessazione del rapporto e di chiusura della linea.
La medesima condotta sarebbe stata adottata anche in seguito all’avvenuta migrazione della numerazione di telefonia fissa e/o mobile. Ciò avrebbe comportato l’emissione di doppie fatture a carico dell’utente, ovvero il pagamento al nuovo e al vecchio operatore. L’autorità antitrust ha pertanto avviato un procedimento istruttorio per accertare l’eventuale violazione del Codice del Consumo.
Secondo l’Avv. Massimiliano Dona, Presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, si tratta di un fatto gravissimo che limita la concorrenza, basata sulla mobilità del consumatore.
Purtroppo manca la volontà di ostacolare lo strapotere delle compagnie telefoniche. Quando anche scattano le multe, sono irrisorie, vengono impugnate al TAR e al Consiglio di Stato e poi, come sulle bollette da 28 giorni, le sentenze non sono rispettate, nel silenzio generale. Ora i politici in modo bipartisan intendono persino ridurre le multe dell’antitrust, già ridicole. Quanto alla legge sulla concorrenza è la peggiore possibile immaginabile. Un’occasione persa che avrebbe potuto abolire le spese di recesso, come da noi proposto e invece non contiene nemmeno un comma per aiutare le famiglie.
Il Codacons ha invece comunicato che, se verranno accertate le condotte illecite, avvierà una azione collettiva per la restituzione delle somme pagate per fatture emesse dopo la richiesta di chiusura dei contratti.