Fisso-mobile, il ribasso non convince

Fisso-mobile, il ribasso non convince

L'azione decisa dall'Autorità garante per contenere gli oneri aggiuntivi non riscuote gli applausi di Adiconsum, che punta l'indice sul costo delle ricariche
L'azione decisa dall'Autorità garante per contenere gli oneri aggiuntivi non riscuote gli applausi di Adiconsum, che punta l'indice sul costo delle ricariche


Roma – Parziale soddisfazione, da parte di Adiconsum per l’ iniziativa intrapresa dall’ Autorità per le garanzie nelle comunicazioni allo scopo di ottenere una riduzione delle tariffe telefoniche per le chiamate da rete fissa a rete mobile .

Soddisfazione che gli utenti sperano di condividere al più presto, ma che al momento resta ancora a livello di “intenzione”. All’atto dell’insediamento, il presidente dell’Agcom Calabrò aveva toccato l’argomento, considerando il pesante costo della vita sopportato dalle famiglie italiane e la conseguente necessità di abbassare i costi legati ai servizi di telefonia.

Adiconsum, in un comunicato, evidenzia innanzitutto l’impossibilità di conoscere il costo sostenuto dagli utenti per effettuare una chiamata, soprattutto verso gli utenti che hanno cambiato gestore, ma non il numero, avvalendosi del servizio di number portability.

E sottolinea un’anomalia sulle chiamate da fisso a mobile: “Queste telefonate oggi hanno un costo di circa 30 cent di euro, più lo scatto alla risposta, se sono dirette a Wind e H3G, e di circa 22 cent di euro, più lo scatto alla risposta, se dirette a TIM e Vodafone. In altre parole: un minuto di conversazione costa complessivamente da 550 a 1000 delle vecchie lire! E’ strano però che dopo le 18,30 i costi delle chiamate da fisso verso tutti i gestori del mobile siano dello stesso importo”.

Preoccupata della possibile esistenza di una posizione di cartello, Adiconsum chiede inoltre all’Autorità di intervenire sui costi sostenuti dagli utenti per le ricariche telefoniche , non ritenuti equi nè giustificabili. I gestori chiedono infatti una commissione di 5 euro per ricariche di almeno 25 euro (e quindi un costo pari al 20% del credito acquisito), e 1 euro per ricariche di 3 euro (perciò il costo sale al 33% del credito acquisito).

Rimarcando la differenza con i costi sostenuti per servizi telematici analoghi (le commissioni per il pagamento di bollo auto, canone Rai e contravvenzioni variano da 1 a 1,55 euro), l’associazione di consumatori chiede un abbattimento generale ad un euro dei costi della ricariche di tutti i tagli , non trovando rispondenza tra gli importi richiesti dai gestori e i costi effettivi.

Dario Bonacina

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Pubblicato il 29 giu 2005
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