Serviranno FPP2, DaD, smart working e tanta pazienza

Serviranno FPP2, DaD, smart working e tanta pazienza

FPP2 per aumentare la protezione, smart working per dar continuità, DaD per mettere una pezza ad un problema gravoso: serve l'impegno di tutti.
Serviranno FPP2, DaD, smart working e tanta pazienza
FPP2 per aumentare la protezione, smart working per dar continuità, DaD per mettere una pezza ad un problema gravoso: serve l'impegno di tutti.

Chiudere le scuole, scelta che si sta prendendo mezza Italia in queste ore, è una scelta sofferta legata ad una constatazione di fatto: i protocolli stilati per limitare le prime due ondate di Covid-19 non sono più sufficienti al cospetto di una variante inglese ormai dominante in vaste parti del Paese. Le caratteristiche di questa variante, infatti, delineano una maggior capacità di contagio, tale per cui i tempi di aerazione, il distanziamento e molte altre norme precedentemente pensate per scuole, mense e aree di lavoro vanno ora ad impallidire di fronte alla nuova realtà.

Cosa fare, quindi? Non c’è il tempo per riscrivere regole per le quali erano a suo tempo serviti lunghi mesi di affinamento e apprendimento. Non c’è nemmeno la capacità mentale di reagire nuovamente alle difficoltà, con molte aziende ancora impreparate a tornare in smart working e moltissime scuole del tutto impossibilitate ad ampliare ulteriormente gli spazi a disposizione.

La tecnologia in questo caso non ci offre particolari alternative se non approssimativi succedanei a scuola e lavoro, ma ci offre al tempo stesso informazioni, dati, consapevolezza. Da questi bisogna ripartire.

FPP2 & smart working

Quando la situazione si fa rischiosa, la risorsa più preziosa tornano ad essere i singoli, al di là di regole e best practice. Meglio non aspettare gli eventi, ma anticiparli, per quanto possibile. Come? Meglio riporre le mascherine di comunità nel cassetto: la mascherina chirurgica nel migliore dei casi, ma prediligendo le FPP2 (il cui prezzo è sceso in molti casi a 80 centesimi cadauna) per garantire una maggior difesa al cospetto di una variante ben più aggressiva; meglio affidarsi allo smart working ogni qualvolta sia possibile: il trend è tracciato ed ogni azienda deve ormai sapersi adeguare alla nuova realtà, ma saper reagire fin da subito sarà una virtù di grande valore a tutela dei propri dipendenti e della continuità operativa dell’azienda stessa; meglio seguire i ragazzi nel proprio percorso di DaD, affinché possa diventare un’occasione ideale per un percorso di digitalizzazione e consapevolezza che torni utile anche per il futuro.

La situazione è tornata a farsi seria e ci vorrà ancora almeno un paio di mesi prima che il piano vaccinale inizi a correre seriamente. Troppo facilmente il nostro Paese si abbandona a polemiche e dietrologie, a “se” e “ma” fatti di ingenerosi – e spesso scomposti – confronti con l’estero. Ora è nuovamente il momento di armarsi di cautela e pazienza, affinché si possa limitare la “terza ondata” nella speranza che la corazza vaccinale possa concretizzarsi quanto prima.

I dati ISTAT hanno fotografato i decessi avvenuti nel 2020 ed hanno dimostrato in modo inoppugnabile come ci sia stato un surplus di morti legato al Covid. Serviva un dato per confermare numeri già conclamati? No, ma serviva un dato per dare una ulteriore spallata a quanti per stanchezza si abbandonano al complottismo da salotto invocando riaperture che getterebbero il Paese nel panico nel giro di pochissime settimane. Il problema è complesso e va risolto nella sua complessità, non chiudendo semplicemente gli occhi.

Mascherine, streaming e divano. Un anno fa lo smart working fu per molti uno shock, oggi invece non esserne pronti è una colpa. Non siamo di fronte ad un lockdown, ma serve calma e consapevolezza per resistere anche a questa ennesima difficile prova.

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Pubblicato il 6 mar 2021
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