Francia, condanna per TripAdvisor ed Expedia

Francia, condanna per TripAdvisor ed Expedia

La notizia arriva in Italia attraverso un comunicato Federalberghi. Che ne approfitta per riproporre le sue rimostranze e fornire soluzioni. Come la cancellazione dell'anonimato in Rete
La notizia arriva in Italia attraverso un comunicato Federalberghi. Che ne approfitta per riproporre le sue rimostranze e fornire soluzioni. Come la cancellazione dell'anonimato in Rete

La notizia è che Expedia, TripAdvisor e Hotels.com sono stati condannati dal Tribunale di Parigi a pagare una multa di 430.00 euro al sindacato di ristoratori e albergatori Synhorcat , e a due alberghi che hanno presentato istanza contro i siti sopra citati per aver messo in atto pratiche sleali e ingannevoli.

La colpa ravvisata nella sentenza sembra essere duplice: in primo luogo sembra esistesse un accordo con alcune strutture ricettive , per cui i siti segnalavano al completo alcuni alberghi per indirizzare gli utenti verso i propri partner commerciali. In secondo luogo, la partnership in questione non era segnalata, così come il fatto che Expedia e TripAdvisor appartengano, in realtà, alla stessa proprietà (per la cronaca, sembra che a novembre Expedia venderà TripAdvisor proprio per ovviare a questo problema).

La Federalberghi ha rilasciato un comunicato dove si dà risalto alla notizia, descrivendo la pronuncia del Tribunale francese “un importante successo dell’azione che Hotrec (l’organizzazione europea degli alberghi, ristoranti e bar), insieme a Federalberghi e alle altre associazioni nazionali, sta promuovendo in tutti i paesi europei per contrastare le pratiche commerciali scorrette”.

In realtà i problemi per gli albergatori italiani sono diversi da quelli evidenziati e condannati (in primo grado) Oltralpe: Federalberghi si scaglia contro l’anonimato , garantito dai siti di recensioni, che potrebbe danneggiare gravemente gli esercizi commerciali presenti sul sito. Il presidente dell’organizzazione, Bernabò Bocca, propone una soluzione che scardinerebbe tutti i paradigmi della vita in Rete: “basterebbe scrivere oltre al parere, il giorno della permanenza, il numero della camera e magari nome e cognome. Tripadvisor ci ha detto che non è possibile. E almeno sul numero della camera e sulla data di soggiorno che forse vedranno. Ma non basta. Né mi accontento del calcolo della probabilità secondo cui per un tot di pareri fasulli, la maggior parte è vera”, aggiungendo che la sua proposta è “il web responsabile dove tutti si chiamano per nome”.

Le conseguenze di questo scenario si possono rintracciare nelle parole di Didier Chenet , presidente di Synhorcat: “Stiamo entrando in un’era di moralizzazione. Non si potrà più scrivere quel che si vuole su internet”. Rimangono dubbi su come quest’eventualità possa essere vista come una conquista.

TripAdvisor non è nuovo a questo tipo di difficoltà, relative all’affidabilità e soprattutto alla veridicità dei giudizi dei propri utenti sul sito. Come sottolinea, però, Barbara Casillo, direttore di Confindustria alberghi, è difficile ritenere valida l’ipotesi di un disegno organizzato (e voluto dai proprietari del sito) dietro al fenomeno delle recensioni-fake: “tutti abbiamo problemi, diverso è il modo con cui li affrontiamo. L’anonimato delle recensioni ha dato vita a fenomeni patologici. Opera di guasconi o no, non lo possiamo sapere. Ci sono dubbi che certe scelte non siano casuali. Ma non va dimenticato che Tripadvisor – conclude – vive della credibilità dei suoi contenuti per cui è difficile pensare che chi fa dispetti c’entri col sito”.

Elsa Pili

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Pubblicato il
12 ott 2011
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