Alla Francia non piace dire 'eSports'

Alla Francia non piace dire 'eSports'

Al posto di 'esports' e 'streaming', in Francia, saranno utilizzati termini in lingua madre: la decisione arriva dal governo centrale.
Alla Francia non piace dire 'eSports'
Al posto di 'esports' e 'streaming', in Francia, saranno utilizzati termini in lingua madre: la decisione arriva dal governo centrale.

A Parigi è stata messa nero su bianco l’intenzione di preservare la purezza della lingua madre, mettendola al sicuro dall’influenza esercitata da una diffusione ormai quasi incontrollata dei termini stranieri, in particolare quelli inglesi. Si parte dal mondo legato al gaming. È questa la volontà manifestata dalla Francia, dove il governo ha deciso di mettere al bando alcune parole come “eSports”. Al suo posto, nei documenti ufficiali, da qui in avanti si leggerà “jeu video de competition”. Si pescherà a piene mani dal dizionario francese.

Non “eSports”, ma “jeu video de competition”

Ancora, “pro gamer” diventerà “joueur professionnel”, mentre “streamer” lascerà il posto a “joueur-animateur en direct” e “cloud gaming” cederà il passo a “jeu video en nuage”. Secondo il ministro della cultura Rima Abdul-Malak, un team di esperti ha eseguito una ricerca approfondita tra gli archivi di portali e magazine di settore, riscontrando un loro utilizzo già diffuso.

Qual è l’obiettivo di una simile iniziativa? Oltre a salvaguardare il francese, si intende. Servirà a rendere la comprensione di testi e pubblicazioni più facilmente accessibile anche a chi non ha competenze specifiche. Tuttavia, sarà da verificare l’accoglienza della proposta da parte di appassionati e addetti ai lavori.

Nel 2017, l’Académie Française ha pubblicato un elenco di parole in idioma locale da sostituire agli anglicismi. Tra queste, “casual gamer” potrebbe diventare “joueur, occasionnel” e per “first person shooter” è stato coniato “jeu de tir en vue subjective”. Ancora, per “massively multiplayer online game” si è pensato a “jeu en ligne multijoueur de masse”.

Anche in Italia c’è chi da lungo tempo si batte per la sopravvivenza della nostra lingua all’influenza dei termini inglesi. Un caso su tutti: nel 2019, l’Accademia della Crusca ha puntato il dito contro quelli che vengono definiti forestierismi opachi come revenge porn, proponendo la sua sostituzione con pornovendetta.

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Fonte: The Guardian
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Pubblicato il
31 mag 2022
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