Il terremoto interno che la scorsa settimana ha scosso i vertici dell’organigramma del Garante Privacy, portando alle dimissioni di Angelo Fanizza e alla nomina di Luigi Montuori come nuovo Segretario Generale, ha gettato un’ombra sull’operato dell’Autorità. A cercare di fare chiarezza su quanto accaduto è l’intervento di Guido Scorza, membro del Collegio, con la pubblicazione di un video chiarificatore su LinkedIn.
Garante Privacy: la versione di Guido Scorza
Quella fornita è una ricostruzione dei fatti in ordine cronologico, partendo dal 4 novembre, quando Fanizza ha chiesto al direttore del dipartimento dei sistemi informatici di consegnargli copia di una lunga serie di dati del personale, inclusa la posta elettronica
. Il documento è stato pubblicato il 20 novembre dalla redazione di Report. Per le puntate precedenti rimandiamo ai seguenti articoli.
- Report vs Garante Privacy: smart glass e danno erariale (10 novembre);
- Garante Privacy vs Report: scontro politico (27 ottobre);
- Il Garante Privacy multa Rai per Report e risponde a Ranucci (24 ottobre).
Il giorno successivo, 5 novembre, la risposta negativa da parte del direttore: Non posso dar seguito alla richiesta, perché se lo facessi non solo violerei la legge e i diritti dei miei colleghi, ma contraddirei decenni di giurisprudenza granitica dello stesso Garante
.
Scorza precisa che lo scambio tra le due parti è avvenuto con protocollo riservato e di esserne venuto a conoscenza solo il 20 novembre: Prima non avevo mai letto il contenuto di quelle lettere
. Questo è un dettaglio molto importante, attorno a cui ruota la posizione del Collegio, ribadito anche in un comunicato stampa nel fine settimana.
La versioni di Report, da fonti interne
Un post condiviso ieri dalla redazione di Report afferma però che Fanizza avrebbe escluso di aver agito da solo e avrebbe dichiarato pubblicamente di essere stato responsabilizzato dal Collegio ad avviare un’attività di discovery sulle fuoriuscite di atti interni
aggiungendo inoltre che il Collegio avrebbe discusso insieme al Segretario Generale persino sulle modalità dell’indagine, valutando se rivolgersi a una società privata o alla magistratura
. A riferirlo sono fonti interne.
Nel suo intervento, Scorza condanna in modo fermo quanto accaduto, definendolo un fatto di indiscutibile gravità, non può essere difesa in nessun modo, non l’ho mai difesa e non la difenderò mai
. Riconosce inoltre le regioni del personale, etichettando come giusta e probabilmente inevitabile
la richiesta di dimissioni inoltrate dai dipendenti all’intero Collegio.
Le cose non sono mai andate così
Di nuovo, è ribadito che il Collegio non ha mai chiesto all’ex Segretario Generale di formulare quella richiesta o richieste analoghe
. Scorza però riferimento a una richiesta legittima e doverosa che effettivamente c’è stata: quella di far luce sulle frequenti fughe di informazioni. Questa la trascrizione del passaggio.
Quello che è effettivamente accaduto è semplicemente che davanti a frequenti fuoriuscite di dati e documenti, in alcuni casi anche riservati, dall’Autorità, si è rappresentato al Segretario Generale l’esigenza di procedere agli accertamenti necessari a capire cosa stesse accadendo. Niente di più e niente di meno. Nessuna indicazione tecnica, nessuna indicazione operativa, nessuna richiesta di monitoraggio o sorveglianza di massa dei lavoratori e soprattutto, ma mi sembra evidente, nessun mandato a violare la legge, le regole, la nostra stessa giurisprudenza.
Insomma, il Collegio, a conoscenza del fenomeno (il trapelare verso l’esterno di informazioni riservati), ne ha messo a conoscenza il Segretario Generale, senza però fornire alcuna indicazione in merito a come gestire il problema.
Cosa è accaduto il 13 novembre
Scorza racconta poi di essere stato informato dell’iniziativa e dell’epilogo, e anzi per la verità, testualmente ho detto di aver sentito leggere la prima riga della richiesta, anche se è possibile che non abbia mai sentito leggere la prima riga della richiesta, ma semplicemente una sua parafrasi, solo nel corso dell’adunanza del 13 novembre … e di averne immediatamente fatto notare con l’intero Collegio, allo stesso Segretario Generale, il carattere incompatibile della richiesta con una ultraventennale giurisprudenza proprio dell’Autorità
. Dunque, il Collegio si era già opposto a una possibile iniziativa simile da parte del Segretario Generale, pur non avendo ancora consultato i documenti poi trapelati.
No
alla richiesta di dimissioni
Per i motivi di cui sopra risponde No
alla richiesta di dimissioni, respingendo ogni responsabilità personale nell’accaduto e dichiarando di voler restare per provare a rimediare alla crisi di fiducia prodottasi
.
Ma non è un no definitivo e non è un no di chi non considera grave quanto accaduto e la richiesta che mi è stata fatta, di fare un passo indietro. Ed è un no che potrei quindi rivedere, se appunto emergere mie responsabilità, quelle che allo stato non vedo, o se nonostante gli sforzi straordinari che andranno fatti, che intendo fare, non risultasse possibile recuperare la fiducia delle persone.