Google Drive e il web hosting a metà

Google Drive e il web hosting a metà

Mountain View semplifica la condivisione di codice web sul proprio servizio di cloud storage aprendo la funzionalità al web hosting. Database PHP, nome di dominio personalizzato? Nulla di tutto ciò
Mountain View semplifica la condivisione di codice web sul proprio servizio di cloud storage aprendo la funzionalità al web hosting. Database PHP, nome di dominio personalizzato? Nulla di tutto ciò

Oltre a fungere da servizio di storage telematico per tutti i servizi già offerti agli utenti dalla corporation statunitense, Google Drive è ora anche un sistema minimale per condividere codice e pagine web: Google ha aggiunto la funzionalità semplificando tale condivisione, al punto da richiedere solo pochi click all’utente/sviluppatore.

Google annuncia la nuova funzionalità con un breve messaggio su Plus e rimanda le poche spiegazioni necessarie a una pagina di esempio su Drive: per condividere una pagina web è necessario creare una cartella ad accesso pubblico, copiare i file HTML, JavaScript e CSS nella cartella, aprire il file HTML, identificare l’URL con l’opzione di anteprima nell’editor e distribuire tale URL (“quello simile a www.googledrive.com/host/… “, specifica Google) in giro per il mondo.

La nuova possibilità di web hosting “minimale” offerta da Google Drive dovrebbe esercitare attrattiva su tutti coloro che necessitano di una pagina “di arrivo” sul web al di fuori dei tanti ecosistemi chiusi come Facebook o LinkedIn, utenti o professionisti alla ricerca di un metodo veloce e senza fronzoli per mostrare al mondo le proprie creazioni, il proprio curriculum o un’anteprima del proprio lavoro su commissione.

E le aziende di web hosting “professionale”, dovranno cominciare a preoccuparsi ora che Mountain View apre le porte di Drive a questo genere di servizio al costo di un semplice account registrato su Google? Improbabile: la condivisione di pagine web non include l’hosting di database, PHP (con tanto di conversione al volo in codice HTML a ogni query dei visitatori) né un nome di dominio personalizzato. La banda offerta per le pagine personali, poi, è un’incognita a cui non viene data risposta.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
8 feb 2013
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