Google e la privacy dei veleni

Google e la privacy dei veleni

Critiche feroci sulle nuove policy semplificate per la riservatezza di milioni di utenti. Irlanda e Francia vogliono vederci chiaro. E BigG scrive al Congresso: è solo per migliorare l'esperienza di navigazione e consumo dei servizi
Critiche feroci sulle nuove policy semplificate per la riservatezza di milioni di utenti. Irlanda e Francia vogliono vederci chiaro. E BigG scrive al Congresso: è solo per migliorare l'esperienza di navigazione e consumo dei servizi

Una tormenta di critiche, in seguito alla privacy a servizi unificati sbandierata dal gigante Google alla fine dello scorso gennaio. “Stiamo eliminando oltre 60 diverse norme sulla privacy in tutti i servizi Google per sostituirle con una normativa unica, più breve e di più facile comprensione”. Così l’annunciata rivoluzione di Mountain View, una vistosa spremitura di lunghi e pedanti documenti che investono la privacy di milioni di utenti.

L’attivissimo senatore democratico Edward Markey è stato però categorico : gli utenti di BigG devono assolutamente avere il diritto di controllare il livello di condivisione delle proprie informazioni personali. Stabilire con chiarezza quali tipologie di dati vadano rastrellate dal colosso californiano attraverso l’integrazione dei suoi numerosi servizi web . Da Gmail a YouTube, da Picasa al tradizionale search.

Il carnet di servizi coinvolti non sarà però al gran completo. Google Books, Wallet e il browser Chrome resteranno ancorati a policy addizionali in materia di privacy . Questioni meramente legali, che non impedirebbero – almeno secondo gli osservatori più attenti e critici – l’integrazione dei dati con quelli rastrellati attraverso gli altri servizi. La Grande G sarebbe infatti ormai pronta a trasformarsi in un gigantesco portale online.

E le nuove policy semplificate – per “creare un’esperienza d’uso che sia meravigliosamente semplice e intuitiva per tutti i servizi Google”, ha spiegato BigG – tratteranno le attività di Docs, YouTube o Gmail in un unico calderone. Una spremitura che ha trovato il favore del Commissario Europeo Viviane Reding: quello di Google sarebbe un passo “nella giusta direzione”, per aggiornare la tutela della privacy al nuovo stato dell’arte sul web .

Opinione non condivisa dalle autorità di Francia e Irlanda, che hanno mostrato l’intenzione di avviare un’inchiesta sui nuovi documenti annunciati da Google (in vigore dal prossimo 1 marzo). La transalpina Commission nationale de l’informatique et des libertés (CNIL) vorrebbe infatti capire come verranno trattati i dati degli utenti, in particolare quali tipologie di informazioni verranno trasferite verso quali soggetti terzi . Una cosa sembra certa: l’esperienza d’uso “che sia meravigliosamente semplice e intuitiva per tutti i servizi Google” potrebbe causare più di un grattacapo, anche alla Federal Trade Commission (FTC) che pure aveva invocato policy più trasparenti e semplici per una migliore tutela della riservatezza. Il colosso di Mountain View ha ora risposto con un documento di 13 pagine a vari membri del Congresso a stelle e strisce.

A scrivere – anche in un post apparso sul blog ufficiale di Google – è il director of public policy Pablo Chavez: le nuove regole non serviranno a rastrellare un numero maggiore di informazioni sugli utenti, piuttosto a combinarle per una migliore esperienza di consumo dei vari servizi made in Mountain View . Per rendere tutto più semplice, trasparente ed altamente performante.

Le policy in materia di privacy – che non coinvolgeranno aziende e governi legate alla suite Google Apps – andrebbero ad investire soltanto tre tipologie di dati personali: quelli legati ai log, ai singoli account e dunque ai servizi come YouTube e Maps . Le modalità di trattamento e archiviazione delle informazioni non verrebbero in sostanza modificate a partire dal prossimo 1 marzo.

Chavez ha inoltre sottolineato come gli utenti possano continuare a sfruttare le modalità di navigazione anonima – ad esempio tramite la funzione in incognito su Chrome – o comunque adottando tecniche già note per la tutela della propria privacy. Uscendo dalla chat interna di Gmail o cancellando la cronologia di ricerca. BigG ha confermato che le nuove policy saranno valide anche sui dispositivi mobile basati su Android.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
1 feb 2012
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