Si chiama Goojje e, da quando Google ha annunciato il suo stand-by sul ricco mercato di naviganti cinesi, ha avuto la sua fetta di visibilità: si tratta infatti di un epigono tarocco del motore di ricerca di Mountain View, apparso in Rete subito dopo lo scontro Google-Cina.

Già dall’homepage la somiglianza è lampante (evidente anche il riferimento all’altro motore di ricerca cinese, Baidu) e dal nome tutto diventa esplicito: le sillabe “gle” dell’originale significano in cinese “fratello maggiore”, il sostituto “jje” sta invece per “sorella maggiore”.
“Sorella è stata molto contenta quando fratello ha rinunciato a lasciare il paese e deciso di restare con sorella” si è letto in questi giorni sul sito: interpretato come una sorta di appello all’originale, non ha comunque ricevuto alcuna risposta da parte Google.
Dietro all’ istant sito sembra tra l’altro esserci, a giudicare dai messaggi che campeggiano in homepage, una sola persona, forse una studentessa universitaria di Guangdong nel sud della Cina, con una filosofia di armonia e pace: la “sorella” sarebbe nata per non lasciare soli i “fratelli”. Una specie di equilibrio nella forza con tanto di appello ad una sorta di progetto open source: “il nostro team di una solo persona è troppo debole – si legge ancora – abbiamo bisogno del vostro aiuto”.
Oltre a Google, a pochi giorni di distanza, è inoltre uscita fuori la copia di YouTube, YouTubecn.com , dietro cui potrebbe invece esserci un’intenzione più esplicitamente provocatoria: il sito offre i medesimi contenuti dell’originale che in Cina è bloccato dal 2008 in seguito alla divulgazione dei video sulle proteste tibetane. Anche il nome rimane lo stesso a parte per l’aggiunta del suffisso nazionale. “Lo faccio come servizio pubblico” ha inoltre affermato il fondatore della copia del tubo, Li Senhe. Per quanto rimarrà online dipenderà dalle decisioni del Governo.
Claudio Tamburrino
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mmmm
in pratica si tratta di ufficializzare la posizione di amministratore di sistema linux, perchè già oggi questi tizi esistono e sono una moltitudine, ma ovviamente non c'hanno il pezzo di carta che li qualifica come taliin ogni caso è una buona mossa, soprattutto per le aziende che hanno bisogno del pezzo di carta per sentirsi più tranquille ( poco importa poi se dietro quel pezzo di carta c'è tutto fumo )collioneRe: mmmm
LPIC -> http://en.wikipedia.org/wiki/LPICQuesto serve solamente a coinvolgere interessati per approfondire argomenti... È un'ottima campagna pubblicitaria.Nedanfor non loggatowebinar
Bellissima iniziativa.Penso proprio ne farò tesoro.E grazie per la segnalazione. ^__^lordmaxRe: webinar
> Bellissima iniziativa.> Penso proprio ne farò tesoro.> E grazie per la segnalazione. ^__^Concordo, peccato che poi in Italia manchi il lavoro......e peccato anche che ci siano 1000 commenti insulsi negliarticoli sul nuovo "coso" delle apple e poco o ninete qui.sxsnecessaria la traduzione
Il mercato italiano dell'Open Source è molto in ritardo rispetto a quello americano, per molte ragioni.Certamente cresce continuamente l'esigenza di competenze specifiche, ma purtroppo al momento quelli che scarseggiano sono soprattutto i posti di lavoro.Ritengo che, una volta ripartita l'economia, ricerca di persone con competenze nel mondo dell'Open crescerà più di quella per i sistemi proprietari.Una cosa che tuttavia manca a queste ottime iniziative è l'internazionalizzazione; non molti sono attualmente in grado di seguire webinar in inglese (o più precisamente, in americano) con un'adeguata capacità di comprensione.Un investimento in questo senso, sia da parte delle organizzazioni promotrici di Linux e del SW open, sia delle aziende che vendono formazione, potrebbe dare un buon impulso ad una più rapida diffusione del know-how specifico.andy61Re: necessaria la traduzione
Secondo me il problema italiano e' specchio della cultura generale nazionale. Portare acqua al proprio campicello recintato senza capire che se si mette acqua e campicello in comune la raccolta sara' migliore.E pensare che secondo me la realta' italiana sarebbe ideale per uno sviluppo "open source", tante piccole realta' che da sole sopravvivono ma insieme chissa'...Per il discorso sull'inglese/americano come non quotarti, io per primo credo di non essere in grado di seguirli senza problemi. E come me credo che ce ne siano molti. - Scritto da: andy61> Il mercato italiano dell'Open Source è molto in> ritardo rispetto a quello americano, per molte> ragioni.> Certamente cresce continuamente l'esigenza di> competenze specifiche, ma purtroppo al momento> quelli che scarseggiano sono soprattutto i posti> di> lavoro.> > Ritengo che, una volta ripartita l'economia,> ricerca di persone con competenze nel mondo> dell'Open crescerà più di quella per i sistemi> proprietari.> > Una cosa che tuttavia manca a queste ottime> iniziative è l'internazionalizzazione; non molti> sono attualmente in grado di seguire webinar in> inglese (o più precisamente, in americano) con> un'adeguata capacità di> comprensione.> > Un investimento in questo senso, sia da parte> delle organizzazioni promotrici di Linux e del SW> open, sia delle aziende che vendono formazione,> potrebbe dare un buon impulso ad una più rapida> diffusione del know-how> specifico.ThescareRe: necessaria la traduzione
...l'interesse a preparare i seminari in italiano sia vicinoall'interesse a prepararli in swahili...sxsRe: necessaria la traduzione
E c'è anche da aggiungere che in molti paesi tecnologicamente avanzati non anglofoni la maggior parte delle persone che operano nel campo informatico (e non, vedi paesi scandinavi) sono perfettamente in grado di comprendere l'inglese (e dunque l'"americano").Il problema che in Italia questa percentuale di persone sia molto più bassa non è del tutto casuale, e può essere visto anche come un problema culturale, se non sicuramente come uno svantaggio competitivo... solo che molti (non mi riferisco a questi commenti) preferiscono prendersela con gli americani cattivoni che non hanno voglia di tradurre in italiano, in swahili ecc ecc...KlutRe: necessaria la traduzione
- Scritto da: Klut> Il problema che in Italia questa percentuale di> persone sia molto più bassa non è del tutto> casuale, e può essere visto anche come un> problema culturale, se non sicuramente come uno> svantaggio competitivo... Si`, ma noi abbiamo la migliori scuola di doppiaggio al mondo. Smetti di doppiare tutto, fai crescere un bambino con cartoni animati, serie tv e film in inglese+sub-ita e vedi come si risolve il problema. All'estero il 20% delle nazioni doppia e il restante 80% parla inglese come seconda lingua.Scusate lo sfogo, ma ho vissuto questo dramma sulla mia pelle. Sei mesi a Varsavia, dove anche la "Casalinga di Voghera" guarda "Bold and Beautiful" in lingua inglese senza alcun problema... e tu come un cretino....imorgilloRe: necessaria la traduzione
- Scritto da: Klut> E c'è anche da aggiungere che in molti paesi> tecnologicamente avanzati non anglofoni la> maggior parte delle persone che operano nel campo> informatico (e non, vedi paesi scandinavi) sono> perfettamente in grado di comprendere l'inglese> (e dunque> l'"americano").Si, come no! Ma tu lo sai che una mia amica che e' stata a Londra per 6 mesi in una casa alla pari, ha visto i suoi ospiti guardare i film americani con i sottotitoli in inglese?Io ho provato a seguire un po' di bbc, e ti garantisco che sono comunque riuscito a capirli, non al 100%, ma ce l'ho fatta. Ho provato la stessa cosa con una tv americana. Non ci ho capito una mazza. Si capiva solo quando prendevano respiro perche' erano costretti a rallentare ed a pronunziare meglio.Mi vien da ridere pensando ad i francesi...jfkRe: necessaria la traduzione
- Scritto da: Klut> E c'è anche da aggiungere che in molti paesi> tecnologicamente avanzati non anglofoni la> maggior parte delle persone che operano nel campo> informatico (e non, vedi paesi scandinavi) sono> perfettamente in grado di comprendere l'inglese> (e dunque> l'"americano").Lungi dal difendere la scarsissima conoscenza delle lingue straniere da parte degli italiani devo però notare che i paesi non anglofoni da te citati sono tutti paesi di lingua germanica ( pure l'inglese lo è ).Per loro l'inglese è un po come per noi sono francese e spagnolo, questo vale per l'intero nord Europa esclusa la Finlandia, sono tutte lingue dello stesso ceppo, per l'appunto quello germanico.Qualche difficoltà la trovano Svedesi e Norvegesi che si trovano ad avere una grammatica sorprendentemente più semplice di quella inglese ed una serie di termini mutuati dalle antiche lingue scandinave. Le lingue scandinave vengono difatti classificate come lingue germaniche settentrionali, niente di grave per loro, basta poco impegno ad uno scandinavo per poter apprendere una lingua di fatto 'affine'.Questo come ho detto sopra non giustifica affatto la scarsità linguistica degli Italiani ( e degli Spagnoli ).Per noi in generale la difficoltà maggiore sta nella comprensione della pronuncia (fonìa).Sembra che le lingue latine moderne debbano parte della loro fonia alle lingue del mediterraneo orientale, influenza che addolcì di parecchio la pronuncia, ad esmpio cesare i romani lo pronunciavano similmente a kaesar o kaisar prima dell'epoca adriana, epoca in cui il latino abbandonò la caratteristica consonantica distanziandosi anche notevolmente dal resto d'Europa.In Italia si verifica lo strano fenomeno di usare termini anglofoni al posto di quelli (disponibili) locali senza con questo imparare la lingua straniera, si imbarbarisce la nostra nobile lingua e non se ne impara un'altra oramai affermatasi come lingua franca internazionale.Stiamo dunque perdendo tutto, la nostra lingua e la capacità di interagire efficacemente in ambito internazionale.salsedoGrazie, il tuo commento è in fase di approvazioneGrazie, il tuo commento è stato pubblicatoCommento non inviatoGrazie per esserti iscritto alla nostra newsletterOops, la registrazione alla newsletter non è andata a buon fine. Riprova.Leggi gli altri commentiPubblicato il 28 gen 2010Ti potrebbe interessare