Mentre OpenAI è entrata in modalità “codice rosso” perché Gemini le sta rosicchiando quote di mercato, Google ha scelto di unificare l’esperienza AI. Sta iniziando a testare la fusione delle AI Overview, le panoramiche generate dall’AI che appaiono sopra i risultati di ricerca, con AI Mode, l’interfaccia conversazionale che permette di chattare con Gemini come se fosse ChatGPT.
Google collega le AI Overview ad AI Mode, test su mobile
Del resto, perché costringere le persone a decidere in anticipo se vogliono fare una ricerca tradizionale o avere una conversazione con l’AI, quando il processo naturale di cercare informazioni spesso porta a volerne sapere di più? Adesso, se si riceve una panoramica AI e si vuole approfondire, si può farlo direttamente dalla stessa schermata senza dover cliccare su schede separate.
Fino a questo test, Google aveva due modi distinti per interagire con la sua AI. Le AI Overview offrivano un riassunto rapido delle informazioni chiave su un argomento, in bella vista sopra i risultati di ricerca normali. Se approfondire, si doveva cliccare sulla scheda di AI Mode e iniziare una conversazione con Gemini.
Era una separazione che costringeva gli utenti a pensare in anticipo al tipo di esperienza che volevano. Una risposta veloce o una conversazione? Ma non è così che funziona la ricerca di informazioni nella vita reale. Si comincia con una domanda semplice, poi quella domanda ne genera un’altra, e spinti dalla curiosità si finisce nella tana del coniglio, lontano anni luce dal punto di partenza.
La AI Mode è arrivata a livello globale ad agosto, ed è fondamentalmente l’equivalente Google di ChatGPT. Una chat dove si possono porre domande e ricevere risposte conversazionali dall’AI. Ma si doveva decidere in anticipo di usarla invece della ricerca normale.
Solo sui telefoni
Ora l’esperienza è un tutt’uno. Si vede una panoramica AI, e se si vuole approfondire un argomento, basta continuare a fare domande. Per ora il test è disponibile solo sui dispositivi mobili, anche se è in fase di roll out globale. Sui telefoni, infatti, cambiare scheda o modalità è ancora più fastidioso che su desktop, quindi l’integrazione ha più valore lì.
Robby Stein, vicepresidente del prodotto per Google Search, lo ha spiegato su X in modo abbastanza chiaro: Non dovresti dover pensare a dove o come porre la tua domanda
. Gli utenti continueranno a ricevere una panoramica AI come punto di partenza, ma potranno poi fare domande di follow-up conversazionali dalla stessa schermata.
I numeri che fanno paura a OpenAI
Questo test arriva in un momento interessante. OpenAI è in “codice rosso”, secondo le fonti, e sta ritardando il lancio di altri prodotti (come la pubblicità per gli account gratuiti) per concentrarsi sul miglioramento della sua chatbox. Il motivo è che Gemini sta crescendo a un ritmo impressionante, complici anche il grande successo del generatore di immagini Nano Banana. A novembre aveva già superato i 650 milioni di utenti mensili.
Le AI Overview hanno 2 miliardi di utenti mensili, perché sono integrate direttamente nella ricerca Google, che praticamente tutti usano. Se Google riesce a far fluire quegli utenti verso l’esperienza conversazionale di AI Mode, Gemini potrebbe superare ChatGPT nel giro di poco tempo semplicemente grazie alla distribuzione capillare.
OpenAI, quindi, ha tutte le ragioni di questo mondo per preoccuparsi. Google sta integrando Gemini nell’esperienza di ricerca che già si usa ogni giorno senza pensarci. OpenAI ha costruito ChatGPT come prodotto a parte, un’app separata o un sito web dove si deve andare intenzionalmente.
Google sta facendo quello che sa fare meglio: usare il suo dominio nella ricerca per spingere nuovi prodotti. Ha funzionato con Gmail, con Chrome, con Maps. E probabilmente funzionerà con Gemini. Non perché sia necessariamente migliore, ma perché è più conveniente.