Una nuova sentenza, appena emessa da un giudice distrettuale statunitense, ha stabilito che Google può pagare per restare come motore di ricerca predefinito su Firefox. La questione riguardava, nello specifico, un contenzioso tra il governo americano e l’azienda di Mountain View, dove si contestava la posizione predominante del motore nei browser. La decisione arriva durante la fase delle misure correttive, dopo che lo scorso agosto 2024, il giudice aveva deciso che l’azienda californiana detenesse un monopolio illegale nel settore della ricerca online, verdetto attualmente in appello.
Un tribunale americano sentenzia a favore di Google: può pagare per rimanere predefinito su Firefox
La decisione del giudice, che sta anche facendo molto discutere nel settore, non obbliga Google a vendere il browser Chrome né a cedere il sistema operativo Android, come invece era stato richiesto dal Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti. Tuttavia, il colosso non potrà più stipulare contratti esclusivi per preinstallare o favorire i suoi prodotti, ma potrà continuare a offrire compensi attraverso accordi di condivisione dei ricavi non esclusivi.
Si tratta di una sentenza che va a favore anche di Mozilla, dato che la società beneficia molto dai pagamenti Google, i quali rappresentano oltre l’85% del fatturato annuale. Fondi che rimangono importanti, nonostante la quota di mercato di Firefox sia costantemente diminuita nel corso del tempo. Una situazione analoga vale per altri browser, come Opera, dove Google è impostato come motore di ricerca predefinito.
Le implicazioni per il mercato dei browser
Poiché, secondo il giudice, il divieto totale dei pagamenti avrebbe causato danni a diverse aziende partner, la sentenza continua di permettere a Google l’offerta di incentivi economici per la promozione del motore di ricerca, a patto che gli accordi non siano di tipo esclusivo.
La decisione garantisce anche stabilità a tutti i browser basati su Chromium, dato che una possibile vendita ne avrebbe potuto destabilizzare il futuro, con numerose ripercussioni. Aziende come Perplexity erano infatti pronte ad acquistare il browser, e l’intero ecosistema, a un prezzo inferiore al valore di mercato attuale.
Per Mozilla, la sentenza offre una boccata d’ossigeno, almeno fino alla scadenza dell’attuale accordo con Google, prevista per la fine del 2026. Tuttavia, l’azienda potrebbe ora cercare strategie per ridurre la sua dipendenza dai finanziamenti di Google, garantendo una maggiore autonomia a lungo termine.