Google studia Wolfram Alpha?

Google studia Wolfram Alpha?

Non sarà un concorrente diretto, ma di certo sembra essere un nuovo settore da esplorare e forse colonizzare. E per non essere da meno della concorrenza, BigG presenta già nuovi strumenti che integrano la sua ricerca testuale interpretando i dati presenti sul web
Non sarà un concorrente diretto, ma di certo sembra essere un nuovo settore da esplorare e forse colonizzare. E per non essere da meno della concorrenza, BigG presenta già nuovi strumenti che integrano la sua ricerca testuale interpretando i dati presenti sul web

Forse sì, Google guarda con molta attenzione a Wolfram Alpha : il primo engine di conoscenza computazionale , nato dagli algoritmi di Mathematica e dai concetti illustrati nel libro A New Kind of Science , è in procinto di svelare le proprie capacità al grande pubblico a partire dalle prossime settimane. E proprio nello stesso giorno della dimostrazione pubblica di Alpha, Mountain View si premunisce con un nuovo servizio di analisi grafica comparata delle informazioni pubblicamente disponibili in rete.

Il talk pubblico di Stephen Wolfram ad Harvard ha spiegato da dove parte Alpha e dove vuole arrivare: l’obiettivo principale del nuovo engine è quello di “trovare un modo per rendere computabile la conoscenza sistematica che abbiamo sin qui accumulato”, dice Wolfram, interpretando richieste (e non già semplici “ricerche web”) esposte nel linguaggio corrente, anzi “comprendendole” per poi filtrare questa comprensione attraverso un enorme database di informazioni selezionate , in parte assemblate in maniera automatica e in parte revisionate da esperti di settore.

Detta in termini meno astratti, su Wolfram Alpha sarà possibile cercare cose come il peso molecolare della caffeina, la posizione di un gene nel DNA umano, il prodotto interno lordo francese, quello italiano o una comparazione tra i due, l’andamento in borsa del titolo Microsoft e parecchio altro. Wolfram spiega Alpha tratteggiandone i quattro principali componenti: in primis la supervisione dei dati (“data curation”) raccolti da fonti pubbliche e private e poi filtrate da processi automatici e curatori umani assieme.

In seguito ci sono gli algoritmi che si fanno carico del giusto processo computazionale attraverso cui far passare la richiesta dell’utente, composti da “cinque-sei milioni di linee di codice di Mathematica” rivela Wolfram. Per comprendere le suddette richieste dell’utente è naturalmente necessario applicare un’analisi linguistica dei termini , un problema che secondo il matematico “si è rivelato essere molto meno complicato di quanto ci aspettassimo”.

Infine il pezzo mancante all’architettura di Alpha e la presentazione delle risposte, con il sistema che si deve far carico di scegliere le modalità più appropriate, tra le “decine di migliaia” di possibili grafici, per restituire un quadro quanto più vicino ai desideri dell’utente. Tutto questo sarà a disposizione di chiunque grazie al supporto degli sponsor, mentre sarà resa disponibile una modalità sottoscrizione per chi vorrà dare in pasto al sistema i suoi stessi dati.

Wolfram Apha sarà pure qualcosa di diverso da un motore di ricerca a-là Google, ma viste la mossa preventiva di quest’ultima ci deve essere abbastanza carne al fuoco da suscitare l’interesse del management di Mountain View . Nelle stesse ore in cui Stephen Wolfram presentava Alpha, infatti, Google annunciava sul blog aziendale un nuovo servizio per cercare e comparare dati pubblici, nella fattispecie appartenenti agli archivi statunitensi del Bureau of Labor Statistics e del Census Bureaùs Population Division .

Basata sulla tecnologia di Trendalyzer , la nuova funzionalità di ricerca presenta graficamente i risultati delle ricerche, permettendo ad esempio il confronto delle statistiche sulle emissioni di CO2 nel corso degli anni e la frequenza di patologie asmatiche, i salari, gli incendi e tutto quanto è raccolto e archiviato negli archivi dell’ente statistico a stelle e strisce. I dati attualmente in mano a Google sono poi solo una minima parte di quelli che la corporation ha intenzione di “trendalizzare” per gli utenti, nella a questo punto probabile speranza di cavalcare la tendenza del “web computazionale” prima che Wolfram ci metta definitivamente il suo sigillo strappando un pezzo di audience, non ancora quantificabile, al business naturale di Mountain View.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
30 apr 2009
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