Grafene per nano-lampadine

Grafene per nano-lampadine

Un team internazionale di ricercatori sostiene di aver creato una lampadina a incandescenza a base di grafene, un "ritorno al passato" con svariate possibilità applicative. Nel mentre, nel Regno Unito, si parla già di prodotti commerciali
Un team internazionale di ricercatori sostiene di aver creato una lampadina a incandescenza a base di grafene, un "ritorno al passato" con svariate possibilità applicative. Nel mentre, nel Regno Unito, si parla già di prodotti commerciali

Un gruppo di ricercatori provenienti dalla Columbia University, dalla Seoul National University e dal Korea Research Institute of Standards and Science ha sviluppato quella che può essere definita come una nano-lampadina a base di grafene , una tecnologia che fa un passo indietro e uno in avanti nella sfida dello sviluppo di applicazioni pratiche per il materiale delle meraviglie composto da atomi di carbonio.

L’approccio seguito dai ricercatori è molto diverso da quello di chi realizza fonti di luce moderne a basso impatto energetico e a emissione diretta di luce, e sposa piuttosto il vecchio modello che prevede l’uso di un filamento di materiale conduttivo che si riscaldi ad altissime temperature fino a trasformare l’energia elettrica in radiazione luminosa visibile.

La differenza sostanziale del vecchio con il nuovo, ovviamente, è l’uso di un sottile strato di grafene al posto di un filamento tradizionale composto da wolframio o altro: lo strato di grafene dimensioni minori di un capello umano, è collegato a un substrato di silicio e, riscaldato fino ai 2.500 gradi centigradi, è in grado di produrre una fonte luminosa come le vecchie lampadine a incandescenza.

Nonostante le ridotte dimensioni in gioco, il filamento di grafene è in grado di reggere le alte temperature necessarie alla “accensione” della lampadina grazie alle sue qualità intrinseche: con l’aumento della temperatura la conduttività del materiale si riduce, quindi la temperatura “estrema” è confinata solo al centro del filamento preservando i due estremi connessi al substrato di silicio.

I ricercatori dicono di poter fare tesoro della lampadina al grafene nella realizzazione di display ottici flessibili, chip dotati della capacità di usare le comunicazioni ottiche oltre a quelle elettriche e altro ancora.

E mentre dalla Columbia dicono di essere ancora allo stadio sperimentale, una società britannica ha di recente sostenuto di essere pronta a lanciare sul mercato i primi prodotti commerciali a base di grafene nel corso dei prossimi mesi. Graphene Lighting PLC, questo il nome della società in oggetto, è nata in seno alle ricerche condotte dall’Università di Manchester – dove il grafene venne isolato per la prima volta nel 2004 – è vuole vendere lampadine al nano-carbonio. I dubbi scientifici sulla validità della proposta di GL PLC non mancano .

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
19 giu 2015
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