Hard disk trasformati in microfoni

Hard disk trasformati in microfoni

Un ricercatore ha sfruttato le caratteristiche meccaniche di un HDD per realizzare un microfono piuttosto rudimentale, un tipo di approccio che potrebbe funzionare (e ha già funzionato accidentalmente) come vettore di attacco "sonoro"
Un ricercatore ha sfruttato le caratteristiche meccaniche di un HDD per realizzare un microfono piuttosto rudimentale, un tipo di approccio che potrebbe funzionare (e ha già funzionato accidentalmente) come vettore di attacco "sonoro"

Il ricercatore sudamericano Alfredo Ortega ha trovato il modo di trasformare un classico HDD in un microfono capace di carpire le vibrazioni sonore circostanti e di trasformarle in veri e propri file musicali attraverso un tool chiamato kscope .

Il principio alla base della ricerca di Ortega è facile da capire, visto ogni piatto magnetico incluso nel case di un hard disk tradizionale risulta essere particolarmente sensibile alle vibrazioni meccaniche. Una fonte sonora posizionata nelle vicinanze del disco induce un gran numero di vibrazioni, e Ortega ha trovato il modo di interpretarle per “leggere” il suono originale, seppure in una forma non particolarmente cristallina.


Il tool di Ortega sfrutta il funzionamento delle testine magnetiche per la lettura/scrittura dei dati binari sul piatto, con l’elettronica di controllo che si trova evidentemente costretta a gestire le vibrazioni sonore rallentando o posticipando di una nano-frazione di secondo le operazioni su disco. Interpretando queste vibrazioni è possibile ricostruirne in digitale la fonte.


Al momento il “microfono-HDD” non è sufficientemente accurato per poter registrare le conversazioni a voce, dice Ortega , ma stando a una ricerca precedente si potrebbe in teoria estrapolare anche questa forma di comunicazione sonora usando tecniche di pattern recognition .

Il fatto che gli hard disk meccanici siano suscettibili alle vibrazioni sonore è noto da tempo, e Ortega arriva a ipotizzare una possibile versione “armata” della sua tecnica con cui lanciare un attacco sonoro in grado di bloccare completamente le operazioni di scrittura e lettura dei dati . Secondo i test del ricercatore, con un suono continuo da 130Hz il kernel di Linux forza la disconnessione del disco dopo 120 secondi.


Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
16 ott 2017
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