I virus arriveranno dai frigoriferi

I virus arriveranno dai frigoriferi

Lo sostengono gli esperti del CERT che mettono in guardia: alla rete saranno sempre più spesso connesse macchine che non sono computers; con i chip e internet arriveranno anche i codici virus
Lo sostengono gli esperti del CERT che mettono in guardia: alla rete saranno sempre più spesso connesse macchine che non sono computers; con i chip e internet arriveranno anche i codici virus


San Francisco (USA) – Ci sta pensando Ford ma ci stanno pensando anche altri costruttori di automobili: l’auto del futuro ha un computer a bordo collegato permanentemente alla rete da cui trae informazioni “in tempo reale”. Così farà anche il frigorifero, per gli acquisti automatici e via dicendo. Per non parlare della lavatrice. Tutto bello, tutto bene? Secondo alcuni esperti questa importante evoluzione dell’uso di internet comporta dei rischi, come quello dei virus.

“Si va affermando una tendenza, spiega Shawn Hernan, esponente degli scienziati antivirus e antirischio elettronico del CERT , di mettere sul mercato un numero sempre maggiore di macchine interconnesse. Questo costituisce una preoccupazione perché quei settori industriali (come le automobili o i frigoriferi, ndr) dovranno affrontare problemi nuovi, proprio come fu con i personal computer”. Secondo Hernan, dunque, connettere qualsiasi cosa ad internet va bene ma bisogna essere consapevoli che questo è associato a rischi di “infezione elettronica”.

Si pensi al caso di un frigorifero configurato per compilare ordini online a seconda del consumo delle derrate alimentari che ospita. Un virus, dicono gli esperti, potrebbe indurlo a compiere acquisti anche di altro genere, magari presso altri “siti” o “negozi”. Allo stesso modo, un allarme antiladro per la casa potrebbe essere disattivato a distanza da qualche malintenzionato. Ma la casistica è tanto vasta quanto il numero e la tipologia dei sistemi che vengono connessi alla rete.

Anche i ricercatori di IBM hanno iniziato a lavorare sulla questione, ritenendo che il pericolo sia non solo la varietà dei possibili fronti di attacco ma anche la sempre maggiore rapidità con cui queste aggressioni possono avere luogo. “C’è più pericolo, dicono all’IBM, perché ci sono più spazi in cui codici distruttivi possono muoversi più rapidamente. Un tempo c’erano virus che ci mettevano mesi a diffondersi, poi si è passati alle settimane, adesso siamo nel giro di qualche ora”.

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Pubblicato il 14 apr 2000
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