Il futuro di Internet: 60 Paesi, una visione

Il futuro di Internet: 60 Paesi, una visione

L'Europa, gli Stati Uniti e decine di altri Paesi hanno firmato una dichiarazione per consolidare la visione di una Internet aperta, libera, globale.
Il futuro di Internet: 60 Paesi, una visione
L'Europa, gli Stati Uniti e decine di altri Paesi hanno firmato una dichiarazione per consolidare la visione di una Internet aperta, libera, globale.

L’Occidente ha una precisa visione su quel che dovrà essere l’Internet del futuro. L’Europa, parte di questa visione, ha controfirmato una dichiarazione che ne definisce i principi, indicando quello che a tutti gli effetti sembra essere un manifesto programmatico a cui potrebbe opporsi una visione sovrana e limitativa emergente in questi mesi da alcuni Paesi orientali.

L’Internet che verrà

Le parole usate pesano, poiché ognuna di essere apre un mondo di considerazioni e di conseguenze. L’Internet del futuro, infatti, dovrà essere

  • aperta,
  • libera,
  • globale,
  • interoperabile,
  • affidabile e
  • sicura

Internet ha unito l’umanità, come mai prima nella storia. Oggi, per la prima volta, paesi di tutto il mondo che condividono gli stessi principi definiscono una visione condivisa per il futuro di internet, per garantire che i valori che riteniamo validi offline siano protetti anche online, per rendere internet un luogo sicuro e uno spazio affidabile per tutti e per garantire che internet sia al servizio della nostra libertà individuale. Perché il futuro di internet è anche il futuro della democrazia, dell’umanità

Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione europea

In prospettiva può essere addirittura più interessante ancora scorrere l’elenco dei 60 firmatari della dichiarazione, poiché tra questi nomi può racchiudersi una nuova forza geopolitica che intende fare fronte comune su una visione democratica ed aperta della comunicazione e della visione infrastrutturale della Rete. Oltre a UE e Stati Uniti, tra i firmatari si segnalano ad esempio Regno Unito, Taiwan, Australia, Giappone, Israele, Canada, Georgia, Australia, Montenegro, Serbia, nonché Ucraina e Moldavia.

Di fronte alla guerra, per la prima volta si avverte l’esigenza forte di garantire la solidità del Web affinché possa reggere alle pressioni belliche ed alle tentazioni di frammentazione (che soprattutto sul fronte russo sono state prima preannunciate e poi concretizzatasi tra ostracismi e sanzioni simmetriche). Nel terzo millennio possiamo insomma permetterci di abbandonare l’idea di una rete unica globale che avvicini le nazioni, i popoli e le persone affinché possano conoscersi, interagire, creare mercati e produrre ricerca condivisa? Abdicare a questa utopia tecnologica non può forse essere il primo passo verso una spirale centripeta estremamente pericolosa?

Secondo i partner della dichiarazione, internet deve rafforzare i principi democratici cardine, le libertà fondamentali e i diritti umani sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani. I partner condividono la convinzione che internet dovrebbe funzionare come un’unica rete di reti decentrata, in cui le tecnologie digitali sono usate in modo affidabile, evitando ingiuste discriminazioni tra le persone e consentendo la contendibilità delle piattaforme online e la concorrenza leale tra le imprese.

Questo il documento firmato, ma è solo l’inizio: fin dalla prossima estate si tenterà di mettere a terra questi principi con una prima tavola rotonda che possa portare a progetti applicativi ed alla concretizzazione di questa visione.

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
29 apr 2022
Link copiato negli appunti