Il MIT tagga il pattume

Il MIT tagga il pattume

Tracciare una mappa dei percorsi seguiti dai rifiuti domestici per capirne la pericolosità. E sensibilizzare i cittadini
Tracciare una mappa dei percorsi seguiti dai rifiuti domestici per capirne la pericolosità. E sensibilizzare i cittadini

Un progetto del Massachusetts Institute of Technology (MIT) ha come obiettivo primario il controllo del percorso effettuato dagli scarti domestici , che dopo essere stati gettati si avviano verso il processo di smaltimento.

Il team di ricerca ha messo a punto dei tag RFID che sono poi stati distribuiti a dei volontari, i quali hanno poi provveduto ad applicarli su oggetti che avevano esaurito la propria utilità, in modo da poterne seguire le peripezie.

Uno dei responsabili del progetto, l’italiano Carlo Ratti, ha spiegato il funzionamento del sistema: “È come un cellulare in miniatura con funzioni limitate – ha spiegato Ratti – ogni tag è inglobato in una resina protettiva e trasmette di continuo la sua posizione al server centrale”.

Una volta raccolti tutti i dati a disposizione, questi possono essere utilizzati per realizzare una mappa interattiva grazie alla quale si potrebbero individuare le asperità della strada verso lo smaltimento, sensibilizzando magari chi, agendo con superficialità, non presta attenzione a un problema che sta via via prendendo nuove forme .

La più recente e pericolosa sembra essere l’e-waste, che rischia di soffocare i paesi in via di sviluppo con tonnellate di hardware usato e ormai inservibile con cui si formano enormi cumuli di materiali pericolosi per l’ambiente e la salute delle popolazioni locali.

Questo sistema tuttavia non servirebbe tanto a migliorare lo smaltimento dei residui domestici quanto invece a sensibilizzare il pubblico sul problema costituito dall’accumulo di rifiuti, sempre più difficile da gestire. A tal proposito si è espresso Michael Wahurst, di Friends of the Earth , dichiarando che il progetto del MIT potrebbe rivelarsi un utile strumento per evidenziare l’impatto ambientale dell’immondizia: “I nostri rifiuti non scompaiono una volta gettati via – ha spiegato Wahurst – e troppo spesso finiscono con il causare gravi danni quando potrebbero invece essere riciclati”.

A settembre, quando verranno resi noti i risultati dell’esperimento condotto dal MIT, si potranno trarre le prime conclusioni e decidere se continuare con questo genere di ricerca.

Giorgio Pontico

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Pubblicato il
17 lug 2009
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